Aria Rarefatta di Sandro Rossi
Khan_tengri_2015
"Khan Tengri - il sapore della rinuncia"  









L'alpinista esperto non è quello che arriva sempre in vetta, è quello che fiutando il pericolo sa voltarsi e tornare a casa ...


Premessa

L'anno scorso in Cordillera Real in Bolivia, insieme a mio figlio Tiziano e all'amico Angelo, ho avuto il privilegio di assaporare momenti unici, vissuti fianco a fianco a Tiziano per un mese intero, un’esperienza “Padre <> Figlio” che è andata ben al di là degli aspetti prettamente alpinistici, e che ha lasciato il segno in entrambi, a contatto con le popolazioni locali e con l'amico missionario Padre Topio.

Dal successo di questa spedizione è nata la voglia di organizzarne una nuova, quest’anno abbiamo cercato di ripetere la riuscitissima esperienza “Padre<>Figlio”, e la meta scelta è stata alquanto ambiziosa e di alto spessore tecnico, quest’estate abbiamo tentato infatti la salita del “Khan Tengri”, una splendida montagna di 7.010m (il 7.000 più a nord del Pianeta), situata nella catena del Tien Shan, che si dirama a Nord Ovest dell’altipiano del Pamir, nell’ Asia centrale, e si estende sui territori del Kyrghizstan, del Kazakistan e della Cina. Con la sua elegante e inconfondibile silhouette il Khan Tengri è una delle montagne più belle di tutta la regione e di tutto il pianeta, una piramide di ghiaccio e roccia il cui nome, nell'antica lingua locale, significa “Principe degli Spiriti”. Avevamo battezzato questa nuova spedizione "Khan Tengri 2015", ma le cose non sono andate come volevamo, e l'abbiamo ridenominata:
 

Khan  Tengri  -  il sapore della rinuncia

 

L’approccio alla montagna è avvenuto dal versante Sud, che ci ha consentito di raggiungere il colle ovest, dove abbiamo piazzato il campo 3, con un percorso glaciale di 2.000 m di dislivello dal campo base. I principali problemi oggettivi fino a campo 3 sono stati i numerosi crepacci, spesso coperti dalle frequenti nevicate, e il superamento di un tratto pericoloso poco prima del campo 2, esposto a seracchi e slavine provocate dalle enormi cornici della incombente parete del Pik Chapaeva (6.380m); oltre campo 3 le difficoltà tecniche trovate (terreno misto di roccia e ghiaccio con passaggi di 3° e 4° grado) sono state amplificate dalla stanchezza e dalla mancanza di energia in corpo.

Dopo alcune note geografiche e storiche (per gli appassionati di questi dati), potete leggere qui di seguito il diario della spedizione.

 

 cartolina della spedizione

 

Note geografiche.

La catena del Tien-Shan, una delle «braccia» che si dipartono dal nodo del Pamir, per moltissimo tempo non è stata altro che un vuoto nome geografico. Situata al confine tra il Kazakistan, il Kirghizstan e la Cina, in un luogo tagliato fuori da qualsiasi percorso e possibilità di visita, era sempre rimasta un sogno per gli alpinisti occidentali. Con la disgregazione dell’URSS e l’apertura della Russia, è ora possibile recarsi sul posto e realizzare qualche spedizione alpinistica che ha ancora il sapore della scoperta. La catena, veramente immensa, non ha nulla da invidiare all’Himalaya, né per estensione dei ghiacciai, né per grandiosità di ambiente, né, tantomeno, per bellezza delle cime che, anche senza raggiungere gli 8.000, culminano nei 7.439m del Pik Pobeda e vantano infinite vie vergini. Il nostro ambizioso programma prevedeva la salita a quella che forse è la più bella cima del Tien-Shan: il Khan Tengri, un Cervino di 7.010 m, la più settentrionale al mondo tra le montagne che superano i 7000m.

 

  

 

Note storico-archeologiche

Il 26 agosto 1999 venne firmato uno storico accordo tra i presidenti della Repubblica popolare cinese, delle repubbliche del Kazakistan e del Kirghizistan, circa l'appartenenza territoriale della vetta del Khan Tengri. Venne deciso di porre la cima come punto di unione dei confini dei tre stati.

Il primo a identificare questo monte fu il biologo e geografo russo Pyotr Semyonov, che lo scambiò per la cima più alta del Tien Shan, (la vetta più alta di questa catena in realtà è il Jengish Chokusu, o Pik Pobeda - 7439 m).

La prima scalata del monte venne intrapresa, senza successo, dal tedesco Gottfried Merzbacher nel 1902. A raggiungere la vetta per primo fu, nel 1931, lo scalatore ucraino Prohrebizkyj, insieme al sovietico Boris Tjurin e all'austriaco Franz Sauberer. I tre percorsero quella che ancora oggi rappresenta la via normale, che parte dal ghiaccio Inylcheck posto a sud. La seconda spedizione a raggiungere la cima avvenne cinque anni dopo, da una cordata partita da Alma-Ata in Kazakistan.

Queste terre di contrasti, dominate da una natura incontaminata, grandiosa e selvaggia, sono coperte per la maggior parte da una sconfinata steppa erbosa, che declina dal verde al giallo a seconda della longitudine e quindi del suo grado di pluviometria. Almeno dal I° millennio a.C., queste sono terre di elezione dello stile di vita nomade, proprio grazie alla sua posizione nel cuore dell’Eurasia, che ne ha facilitato il ruolo di interconnessione tra culture. Infatti, le smisurate steppe del centro-nord, percorse da allevatori nomadi, si sono sempre relazionate con le aree a sud dove, sul ramo settentrionale della Via della Seta, sono fiorite culture stanziali agricole, influenzate dall’Iran e dalla Cina. La ricchezza archeologica di questi paesi è notevole, e i siti e i musei che punteggiano questi territori hanno solo bisogno di essere valorizzati. Qui sono nati i primi allevatori di cavalli del mondo, della cultura di Botai nel IV millennio a.C., qui troviamo aree con stupende incisioni rupestri dell’età del Bronzo e del Ferro, come Tamgaly, la più importante dell’Asia, e ricchissime sepolture di aristocratici cavalieri sciiti, esemplificate dal kurgan del cosidetto “Uomo d’Oro” di Issyk del VI° sec. a.C., nonchè grandi complessi architettonici islamici di influsso iranico del tardo medioevo, come il mausoleo di Kodja Ahmed Yassaui a Turkestan, o la potente città di Otrar, distrutta da Gengis Khan nel XIII° sec.

La complessa relazione tra stanziale e nomadismo è vissuta ancora oggi dalla popolazione: moderne città e ancestrali yurte si confrontano su questo vastissimo territorio.


Partenza

Martedì 4 agosto. Eccoci al dunque … dopo 6 mesi di allenamenti quotidiani è finalmente arrivata la data fatidica della partenza! La meta che ci siamo prefissati è così ambiziosa che abbiamo percorso tutti i giorni i sentieri di casa con uno zaino da 30 kg sulla schiena … e speriamo che sia stato sufficiente … Abbiamo il volo nel primissimo pomeriggio, ma salutiamo i nostri cari e partiamo abbastanza presto al mattino per avere margine a disposizione in caso di inconvenienti. Per fortuna va tutto bene, arriviamo a Bergamo, lasciamo l'automobile in un parcheggio a pagamento e veniamo accompagnati con un pulmino all'aeroporto. Al Check In tutto fila liscio ma non accettano i nostri sacconi, sono troppo grandi e dobbiamo portarli ad un apposito sportello …
 

Check In fatto e sacconi consegnati in attesa del nostro volo ...


Alle 13:55 decolliamo puntuali alla volta di Istanbul. Alle 17:00 circa atterriamo, il prossimo volo viene pubblicato sul tabellone delle partenze con un ritardo di 40 minuti, che diventano quasi 2 ore … finalmente riusciamo a decollare … e dopo altre 4 ore arriviamo a Bishkek, la capitale del Kirghizistan.


Giorno a Bishkek

Mercoledì 5 agosto. Atterriamo alle 5:30, un'ora e un quarto dopo l'orario. Dopo un'interminabile fila per i controlli aeroportuali, usciamo, recuperiamo i bagagli e cerchiamo, fra le persone che aspettano clienti, il cartello col nostro nome, ma nulla … continuiamo a scrutare fra la folla, un paio di kirghisi molto gentilmente cercano di aiutarci provando a telefonare ai numeri che abbiamo dell'agenzia Ak-Sai, ma è prestissimo e in ufficio non risponde nessuno … Finalmente una persona con molti cartelli in mano ne mostra uno con i nostri nomi! Ci accompagna, lì in aeroporto, in un nuovo ufficio dell'agenzia, dobbiamo aspettare qui l'arrivo di altri alpinisti prima di andare in albergo. Finalmente le persone attese ci sono tutte e possiamo lasciare l'aeroporto. Con noi in macchina c'è Detlef, un simpatico berlinese di 57 anni, tenterà anche lui il Khan Tengri. In hotel, l'Eldorado (lo stesso di 2 anni fa quando venni qui per salire il Pik Lenin), conosciamo Vladimir e Igor, un russo e un ucraino, anche loro mirano al medesimo obiettivo. Dopo una doccia e un pisolino andiamo a fare colazione. Il servizio è lentissimo come 2 anni fa … Ci accordiamo con Detlef per l'ora di pranzo, prenderemo un taxi alle 13:00 per andare in centro, abbiamo così alcune ore per riposare. All'ora stabilita chiamiamo un taxi e partiamo. In centro cambio EURO in SOM (1 Euro corrisponde - oggi - a circa 80 Som kirghizi) e, alle poste centrali, acquisto i francobolli e imbuco le svariate decine di cartoline, sperando che questa volta arrivino … Troviamo un ristorantino in mezzo ad un parco nel verde, fa molto caldo, decidiamo di mangiare un'insalata greca accompagnata da dell'ottima birra locale.
 

parte dei giardini del centro pranzo frugale a base di verdura feta (formaggio greco) e birra ...

 

Terminato il pranzo facciamo due passi e qualche foto e poi rientriamo in hotel e dormiamo tutto il pomeriggio. Grazie al WiFi dell'albergo riusciamo a chiamare casa con Wathsapp. A cena non usciamo dall'hotel, mangiamo a bordo piscina un piatto di spaghetti e ci prendiamo una birra. L'acqua della piscina è troppo invitante e ne approfitto per fare una nuotata prima di tornare nella nostra camera per la nanna … .

bagno in piscina prima di partire per la spedizione ...


Trasferimento a Karkara

Giovedì 6 agosto. Dovremmo partire per Karkara verso le 10:00, per cui facciamo con calma la doccia e la colazione. In tutto siamo in 13 alpinisti, per di più russi e ucraini. Poco dopo le 10:00 arrivano all'hotel due pullmini, carichiamo tutto. Prima di partire riesco a chiamare casa con Wathsapp, e poi veniamo accompagnati negli uffici della Ak-Sai, molti devono ancora pagare … ci vengono consegnati i documenti per i campi, per l'elicottero e il visto per il posto di blocco dei militari a Karkara.
 

carico zaini e sacconi fuori dall'hotel Eldorado lasciamo Bishkek alla volta di Karkara


Alle 11:30 circa partiamo, nel pullmino c'è un caldo soffocante. Dopo alcune ore di viaggio, alla nostra destra possiamo ammirare il bellissimo lago salato di ISSYK-KUL (Issy-Kul significa 'lago caldo'), è immenso (è il secondo più grande lago alpino al mondo dopo il lago Titicaca in Sudamerica; la sua lunghezza è di 182 km, 58 km la larghezza, e la superficie di 6.236 km quadrati). Viaggiamo senza fermarci per diverse ore, e sempre con il lago alla nostra destra. Finalmente alle 16:00 ci fermiamo in un ristorantino di una stazione balneare per il ... pranzo ... . Visto che siamo in riva al lago, terminato il pasto ne approfittiamo tutti per fare una nuotata.
 

sosta per il pranzo (alle 16:00 da noi si fa merenda ... mah ... ) prima di ripartire ne approfittiamo per un bagno ...


In acqua mi si rompe la collana tibetana e perdo un'altra volta lo DZI e le altre pietre! Basta! Non ne prenderò altre! Riprendiamo il viaggio, e alle 21:30, dopo aver percorso 460 km di strade in parte sterrate, arriviamo al campo base di Karkara, a 2.200m di quota; ci vengono assegnate le tende per la notte e ci viene servita la cena in una grande yurta, una tipica tenda mongola. La sveglia per domani mattina è fissata alle 5:00, alle 6:00 dovremmo partire con l'elicottero.
 

tramonto nei pressi del lago Issy-Kul campo base di Karkara



Trasferimento in elicottero al campo base

Venerdì 7 agosto. La sveglia impostata sul cellulare squilla puntuale … sono le 5:00. Arrotoliamo i sacchi a pelo, chiudiamo i bagagli e li portiamo al camion che li trasporta in vicinanza di un vecchio e grosso elicottero militare russo. Carichiamo tutto e alle 6:00 decolliamo. Voliamo per circa 45 minuti sopra la catena del Tien-Shan. Sorvoliamo il ghiacciaio Inylchek [terzo al mondo per lunghezza escludendo i poli (60km circa l'Inylchek sud, a cui si aggiungono altri 40km dell'Inylchek nord)], circondato da vette ancora inesplorate. È un vero e proprio festival di cime. Atterriamo al campo base, posto sulla morena del ghiacciaio Inylchek Sud a 4.000 m di quota.
 

vista sul ghiacciaio Inylcheck sud dall'oblò dell'elicottero atterraggio al campo base a 4.000m


Consegnamo la ricevuta della Ak-Sai a Dima Grekov, il responsabile del campo, e conosciamo una delle nostre guide, una ragazza di nome Lera. Alle 9:00 facciamo colazione e più tardi partecipiamo ad un breve briefing tenuto da Lera sull'utilizzo dell'attrezzatura. Il tempo peggiora e si mette a piovere … L'acqua continua a cadere per tutto il giorno, solo dopo le 17:00 una schiarita ha permesso al sole di riaffacciarsi, regalandoci uno spettacolo magnifico, con il Khan Tengri che si mostra in tutta la sua maestosità, mette veramente paura …
 

una schiarita ci mostra il Khan Tengri in tutta la sua maestosità tramonto al campo base


Dopo cena ho chiesto di poter telefonare col satellitare del campo, provo e riprovo a distanza di un quarto d'ora fra un tentativo e il successivo, ma non c'è niente da fare, non funziona … Roberto Lopez, un simpatico spagnolo che fa parte del nostro gruppo, ha un satellitare col quale non può telefonare ma inviare sms, mi fa spedire un messaggio a casa, in modo da poter andare a dormire un po' più tranquilli (sapremo più avanti che il messaggio non arriverà a destinazione).


Acclimatamento e preparazione

Sabato 8 agosto. Subito dopo colazione andiamo con le guide a fare delle esercitazioni e verifiche su ghiaccio, provando le viti da ghiaccio, le salite con la Jumar e le discese in corda doppia. Per le 13:00 siamo di nuovo al campo base; in Italia sono le 9:00, provo ancora a chiamare ma il satellitare proprio non va … spero in giornata di riuscire a sentire casa in quanto domani partiamo per i campi alti e per 3 o 4 giorni non potremo sicuramente comunicare … Fisicamente stiamo veramente bene, e il morale è alto. Alle 16:00 abbiamo riprovato i nodi e le manovre di corda, e simulato la caduta in un crepaccio, e poi ci hanno consegnato la tenda per i campi alti, il fornello, le bombole del gas, le pentole e diverso cibo liofilizzato. Domani, appena finito di pranzare, partiremo alla volta del campo 1, staremo via 3 giorni, e dormiremo anche a campo 2 e campo 3, il quarto giorno scenderemo in giornata al campo base. Dopo cena ho provato più volte a telefonare ma invano, non funziona … per cui nuovo messaggio col satellitare di Roberto, sperando che arrivi …
 

le guide vogliono vedere come ci comportiamo su ghiaccio ... e come ci muoviamo sulle varie pendenze ...



Da campo base a campo 1

Domenica 9 agosto. Questa notte è arrivata la neve … il mio sacco a pelo è tutto bagnato, la condensa in tenda si è depositata sul sacco … bagnandolo … l'altro sacco della Mammut non ha risentito di questo aspetto … non è stato un affare questo ultimo acquisto … andiamo a colazione e poi mi informo per il telefono o il WiFi ma non va ancora niente … Prepariamo gli zaini che risultano enormi … incontriamo degli italiani che sono venuti qui con l'elicottero per un paio d'ore e poi ridiscendono a Karkara, sono di Torino. Una signora di questo gruppo ha Skype e si presta per farmi telefonare a casa col suo cellulare, purtroppo però nemmeno questo tentativo va a buon fine … gentilmente si segnano i nostri dati, promettendoci di chiamare casa appena scenderanno a Karkara.

Nel frattempo il WiFi sembra funzionare, paghiamo 10 € per un'ora di collegamento di cui sfruttiamo solo pochi minuti, ma grazie a Valentina che era OnLine riusciamo a parlarci! Era ora! Gli sms inviati col satellitare dell'amico spagnolo non erano arrivati e a casa non sapevano niente di noi da quando avevamo lasciato Bishkek …. Aggiorniamo casa proprio poche ore prima di partire per i campi alti … Alle 15:00 partiamo, percorriamo un lunghissimo ghiacciaio cosparso di crepacci, dopo 3 ore giungiamo su una morena cosparsa di sassi e ghiaia, siamo al campo 1, a 4.200m di quota.
 

verso campo 1 notte stellata a campo 1


Il trasferimento dal campo base al campo 1 è un lungo percorso in falso piano di circa 10 km. La scomodità del campo 1 è desolante, ma il panorama è molto bello; montiamo le tende, vado a recuperare acqua di fusione nel ghiacciaio e la facciamo bollire, riempiamo le termos e ne scaldiamo dell'altra cucinando della minestra e del purè. Andiamo a nanna presto visto che domani mattina partiremo alle 4:00 per il campo 2.


Da campo 1 fin quasi a campo 2 e discesa fino al campo base per arrivo bufera

Lunedì 10 agosto. Ci svegliamo alle 2:30, facciamo una sommaria colazione con un po' di biscotti e un bicchiere di acqua calda e sali minerali. Arrotoliamo materassini e sacco a pelo, ci vestiamo e infiliamo imbrago e scarponi, finiamo di preparare gli zaini e alle 3:30 siamo pronti. Alle 3:20 erano partiti i più lenti del gruppo, alle 4:00 partiamo anche noi. Il percorso è ripido, cosparso di crepacci e minacciato costantemente da enormi seracchi. Dobbiamo alzarci di 1.200m, visto che il campo 2 è a 5.400m di quota. Sembra di non arrivare mai … non abbiamo più liquidi nelle termos, e inizia a nevicare … Quando mancano 100m circa di dislivello per arrivare al campo 2, via RADIO riceviamo l'ordine di tornare subito indietro in quanto sta per arrivare una bufera sulla montagna …
 

inizia a nevicare mentre stiamo salendo verso campo 2 quando manca ormai poco arriva l'ordine via radio di scendere ...


tra oggi e domani cadranno quasi 2 metri di neve … e restare al campo 2 sarebbe troppo pericoloso! A malincuore scendiamo, sperando non si stacchino seracchi durante la discesa in queste ore diurne ... . Alle 11:50 siamo nuovamente al campo 1, sotto la neve bolliamo acqua, per bere e per cucinare qualcosa. Alle 14:00 ripartiamo e alle 17:00 arriviamo al campo base, stanchi morti e con le spalle e la schiena sfatte.
 

nonostante il pericolo di caduta seracchi scendiamo ... arrivando a campo 1 stanchissimi ...


Continua a nevicare … domani sarà ancora brutto e staremo fermi. L'arrivo di questa perturbazione ha complicato non poco le cose, in quanto prima di tentare la vetta bisogna completare l'acclimatamento. Considerando che il 22 dovremo essere al campo base per tornare a casa, in 10 giorni dovremo salire fino al campo 3, trascorrere lì una notte, scendere, risalire, tentare la cima, scendere … le possibilità di farcela sono ridotte al minimo …


Giornata di riposo e riprogrammazione

Martedì 11 agosto. Ci alziamo alle 8:30, un po' doloranti per la giornata di ieri, sta nevicando. Andiamo a colazione e facciamo conversazione con due alpinisti turchi con i quali abbiamo stretto amicizia, Anil Şarkoğlu (aspirante guida alpina) e Volkan Çakır (medico dentista); loro sono qui per tentare il Pik Pobeda. Mi fanno spedire un sms con il loro Turaya, con il quale aggiorno la situazione a casa, provo a inviarlo a Valentina visto che i precedenti inviati a Marilena non erano arrivati … Dopo un po' Anil controlla il satellitare, il messaggio risulta inviato ma non ricevuto … a questo punto, visto che le telecomunicazioni in questo momento funzionano … , decido di sfruttare l'ora di WiFi che avevo pagato l'altro giorno e che per problemi tecnici non avevo potuto usare …
 

giornata trascorsa tra tenda e tenda mensa con i compagni ... ... visto che continua a nevicare e non sembra voler migliorare ...


Chiamo Marilena con Wathsapp e la aggiorno, lei è ottimista e preannuncia che è tutto pronto per i festeggiamenti e che non possiamo non arrivare in vetta! E' il suo modo per incoraggiarci e stimolarci a non mollare … Valentina aggiornerà tutti pubblicando la situazione su Facebook. Alle 16:30 le guide chiamano tutti a rapporto in tenda mensa, ci troviamo per scambiare opinioni, pareri, e per il nuovo piano d'attacco:

12/8 da Campo Base (4.000m) a Campo 1 (4.200m)  –  13/8 da Campo 1 (4.200m) a Campo 2    (5.400m)
14/8 da Campo 2    (5.400m) a Campo 3 (5.950m) 
  15/8 da Campo 3 (5.950m) a Campo Base (4.000m)

16/8 Riposo

17/8 da Campo Base (4.000m) a Campo 1 (4.200m)  –  18/8 da Campo 1 (4.200m) a Campo 3    [5.950m (saltando C2)]

19/8 da Campo 3    (5.950m) alla Cima (7.010m) e rientro a Campo 3 (5.950m)

20/8 e 21/8 giorni di riserva (in ogni caso entro il 22/8 da Campo 3 a Campo Base)

23/8 da Campo Base (4.000m) a Karkara (2.200m)  -       da Karkara (2.200m) a Bishkek    (800m)
24/8 giorno libero a Bishkek                    -  25/8 da Bishkek          a
CASA


Ripartenza verso campo 1 campo 2 e campo 3

Mercoledì 12 agosto. Giornata splendida come da previsioni meteo. Dopo colazione salutiamo gli amici turchi che vanno verso il Pik Pobeda, e noi prepariamo gli zaini, dopo pranzo partiamo anche noi verso il C1. Alle 12:45 paghiamo i soliti 10 € e, con il WiFi e Wathsapp, possiamo chiamare casa. Alle 15:00 partiamo, puntuali come da accordi con le guide, e alle 18:00 siamo a campo 1.

dopo aver piantato le tende a campo 1 vista del Khan Tengri da campo 1


Il tempo continua ad essere bello. Domani partiremo scaglionati ad orari diversi in base alla velocità di progressione di ognuno, i più lenti partiranno alle 3:00, alle 3:20 un secondo gruppo, e infine i più veloci alle 4:00, noi saremo in quest'ultimo gruppo. Ceniamo presto, riempiamo le borracce e andiamo a nanna, dando prima un ultimo sguardo al bellissimo panorama che ci circonda e alla nostra montagna …

Giovedì 13 agosto. Ci svegliamo alle 3:00, facciamo una frugale colazione, ci prepariamo di tutto punto (imbrago, Jumar, discensore, fettucce, … ) e alle 4:00 partiamo come stabilito. Dopo un breve tratto è venuto il momento di indossare i ramponi e di legarsi. Molti crepacci e moltissimi seracchi minacciano il ripido percorso. Alcuni crepacci sono attrezzati di corda fissa per assicurarsi in caso di cedimento del ponte o di salto sbagliato in caso di crepacci aperti. Alcuni tratti sono così ripidi che vanno saliti con l'aiuto della maniglia Jumar. Alle 10:00 siamo a campo 2.

salita da campo 1 a campo 2 tratto attrezzato con corda fissa


Piano piano arrivano tutti, tranne Detlef, che durante la salita si è sentito male ... una guida l'ha riaccompagnato al campo base, la sua avventura termina qui ... appena sarà possibile prenderà l'elicottero e tornerà a casa. La vista da qui è stupenda, si vede benissimo il profilo della via che tenteremo noi. Montiamo la tenda e iniziamo a fare acqua sciogliendo neve, quando ci si ferma in un campo è questa la principale attività e passatempo …

ormai in prossimità del campo 2 campo 2 (5.400m)


Visto che si va a nanna presto, qui viene tutto anticipato, pranziamo alle 11:00 e ceniamo alle 17:00, per sfruttare pienamente le ore meno fredde. Nel primo pomeriggio inizia a nevicare … per fortuna che questi dovevano essere 5 giorni bellissimi … nevischia tutta la notte ma al mattino …

Venerdì 14 agosto. Al mattino il cielo è di un azzurro intenso e non c'è nemmeno una nuvola. Partiamo alle 7:00 alla volta del C3. Il percorso è semplice e porta in prossimità della sella da dove parte la via che tenteremo. Arriviamo al campo alle 9:30 circa. Piantiamo la tenda, lo spazio non è molto e il tempo si guasta nuovamente … siamo a 5.950m (C2 è a 5.400m).

campo 3 (5.950m) vista del campo 3 dal colle (a 6.000m)


Riempio un sacco nero di nylon di neve e ci mettiamo a cucinare nell'abside della tenda, fuori nevica forte … Finito di pranzare riposiamo un po' e poi torniamo a sciogliere neve … fuori soffia un forte vento, per cui chiudiamo tutto e continuiamo a far funzionare il fornello. Dopo un po' comincia a venire ad entrambi mal di testa, lì per lì pensiamo alla quota, in realtà era il fornello acceso che ci stava mangiando tutto l'ossigeno … per fortuna ci viene in mente … e apriamo un po' il telo della tenda. Continuo a guardare se l'acqua bolle ma niente, metto una mano vicino a dove dovrebbe esserci la fiamma ed è tutto freddo! Non solo non scaldiamo acqua ma respiriamo pure gas!!! È il massimo a 6.000m di quota!!! Anche il fornello non aveva più ossigeno e si era spento … e il gas continuava ad uscire … Lo riaccendiamo con il telo della tenda aperto e scaldiamo finalmente l'acqua. Fuori nel frattempo continua a nevicare e a soffiare forte il vento. Dopo una cena fatta sostanzialmente di trentingrana, ci infiliamo nei sacchi a pelo. La neve cade fitta fitta e il vento adesso soffia fortissimo, ho paura che la tenda venga strappata e spazzata via con noi dentro … Credo che questa sia, fin'ora, la notte più travagliata e disagiata trascorsa in montagna … sono queste le notti che ti fanno dire: “MA CHI ME L'HA FATTO FARE!”, e sono anche le notti in cui più ti mancano le persone care …


Acclimatamento completato - Ritorno al campo base

Sabato 15 agosto. Ci svegliamo alle 3:15, in quanto alle 4:30 dovremmo scendere, e dobbiamo vestirci, attrezzarci, fare colazione e smontare la tenda. Non nevica più, ma forti raffiche di vento arrivano all'improvviso, riempiendoci di neve e, vista la temperatura, provocandoci intensi brividi di freddo. Questa notte sono scesi 50 / 60 cm di neve fresca … dobbiamo spalare un bel po' per liberare la tenda … siamo praticamente pronti quando veniamo a sapere dallo spagnolo che si partirà alle 5:00 … aspettiamo a togliere le picche e i bastoncini che tengono bloccato il telo della tenda, e aspettiamo dentro che venga il momento per farlo; la cosa strana è che nella tenda dello spagnolo e del suo compagno, e in qualche altra tenda, non c'è nessun movimento che facesse pensare che si preparassero … La situazione è che noi alle 5:00 siamo pronti, altri lo erano ancora alle 4:00 … e alle 5:00 lo spagnolo mette fuori la testa dalla tenda e chiede se c'è movimento … in quel momento gli avrei rotto la pala da neve sulla sua cabeza!!! Non sono corretti questi comportamenti! Tanto meno a 6.000 m con la bufera e altri compagni che aspettano al gelo! È evidente che le colpe più grandi sono delle guide … la loro comunicazione è del tutto deludente ed è evidente la mancanza di una leadership tra di loro … Poco dopo in alcuni partiamo comunque, restare lì fermi è da suicidio … Cerchiamo di scendere più che possiamo e il più in fretta possibile, ho freddo ai piedi e non sento più le dita delle mani … abbassarsi di quota è difficoltoso per la molta neve fresca e per il vento che continua a soffiare forte. Arriviamo all'altezza del campo 2, Yura (un compagno ucraino), propone di aspettare qui, io suggerisco di scendere ancora qualche centinaio di metri nella speranza che scendendo di quota cali anche il vento e il freddo, e così facciamo. Arriviamo in un punto dove, senza corda come eravamo, proseguire sarebbe stato pericoloso, per cui ci fermiamo e aspettiamo. Il vento soffia ancora, ma qui è meno intenso, e fa meno freddo. Il dolore fortissimo che provo alle dita delle mani è un buon segno, sta a significare che la circolazione periferica sta tornando … Approfittiamo di una guida NON nostra che sta scendendo con altri clienti per attraversare due brutti crepacci, e possiamo abbassarci ancora un po', giungendo ad un passaggio da scendere uno ad uno in corda doppia, per cui qui si forma un piccolo ingorgo.

vista durante la discesa da campo 3 a campo 2 calata con discensore in un tratto alquanto ripido


Nell'attesa arrivano anche gli altri compagni con le nostre guide. Scendiamo, da qui in poi con la guida, comunque slegati. Arriviamo a campo 1 alle 9:30, ci togliamo l'imbrago e ci fermiamo per riposare e rifocillarci. Alle 10:15 ripartiamo veloci, e alle 12:19 siamo al campo base, poco più di 2 ore rispetto alle 3 impiegate in precedenza. Mettiamo tutta la roba ad asciugare al sole in quanto l'interno della tenda al C3 era ricoperto da una crosta di ghiaccio che ha bagnato tutto, sacchi a pelo, materassini, vestiti, tutto …

manca poco per arrivare a campo 1 a campo 1 mettiamo tutto ad asciugare


Oggi è ferragosto, chiedo se funziona il WiFi o il satellitare, per il momento NO … tanto per cambiare …... Nel tardo pomeriggio approfittiamo di una specie di sauna-doccia che c'è qui al campo base per lavarci e toglierci di dosso parte della stanchezza, cambiandoci anche biancheria e pantaloni, sembra di rinascere … . A cena Igor, un altro compagno ucraino che a campo 3 era pronto per scendere ancora alle 4:00, ci mostra le dita delle mani, ha le estremità completamente blu … e tutto questo per l'incoscenza e la scarsa comunicazione da parte delle guide verso tutti … Dopo cena si mette a funzionare il WiFi e ne approfittiamo per chiamare con Wathsapp, per un po' si riesce a parlare, ma poco dopo la qualità del segnale risulta talmente bassa che l'unico modo per continuare sono i messaggi, riusciamo comunque ad aggiornare casa, anche sul nostro stato di salute. Terminata la comunicazione andiamo direttamente a nanna.


Giornata di riposo

Domenica 16 agosto. Tiziano ha dormito come un ghiro, io ho riposato e dormito a tratti, per un po' di mal di schiena non trovavo la posizione giusta … usciamo dal sacco a pelo alle 8:45, ci vestiamo e andiamo a colazione. Igor ha le dita gonfie e bianche, è un buon segno ma la guarigione sarà lenta … vuole provare comunque a salire … mah … Questa mattina il personale del campo ha tolto il telo a moltissime tende e ammassati i materassini in un'unica tenda, lasciando in vista i basamenti in legno e gli scheletri in ferro, evidenza lampante che la stagione qui volge al termine, anche nella tenda mensa, che nell'orario dei pasti era sempre piena fino a pochi giorni fa, siamo rimasti in pochi ormai, non la riempiamo nemmeno per metà …

siamo gli ultimi ospiti del campo ... piano piano si smontano le tende ... altro bellissimo tramonto al campo base


Incontriamo Anil, e veniamo a sapere che il loro tentativo al Pik Pobeda è saltato in quanto Volkan, il suo compagno di cordata, è stato portato d'urgenza all'ospedale a Bishkek per delle dolorosissime coliche biliari ... a questo punto Anil si è reso disponibile ad aiutare la nostra spedizione al Khan Tengri (montagna che lui ha già salito nel 2012). Alle 17:00 ci riuniamo con le guide per decidere se partire domani o dopodomani per il campo 1, evidentemente qualcuno ha chiesto un giorno in più di riposo prima di ripartire … Un giorno in più di riposo sarebbe l'ideale per l'organismo e per poter recuperare un po' di forze … ma il problema principale rimane il meteo, nel tardare di un giorno ci si potrebbe imbattere nel brutto tempo nel giorno della vetta, infatti le previsioni mettono bello fino al primo pomeriggio di mercoledì 19 … inoltre partire dopodomani vorrebbe dire perdere un giorno di riserva al campo 3 … anche se più di 2 notti a 6.000 m sarebbero una vera tortura fisiologica … Dopo cena arrivano le ultime previsioni meteo, il 19/08 tardo pomeriggio dovrebbe nevischiare, il 20/08 il tempo dovrebbe essere ancora accettabile ma meno bello … a questo punto il gruppo si divide, in 6 partiremo domani, gli altri dopodomani, non mi era mai capitata una spaccatura del gruppo … Il medico del campo ha vietato a Igor, per i congelamenti riportati alle mani, di salire, pena la perdita definitiva delle dita … il suo tentativo alla vetta termina qui … Dopo cena riusciamo a metterci in contatto con casa tramite il WiFi e via Wathsapp riusciamo a parlarci e ad aggiornare anche loro sulla situazione. La giornata finisce qui, andiamo a nanna, sperando di riuscire a raccogliere i frutti di tutti questi sforzi … .


Notte agitata ...  -  si riparte per tentare la vetta (da campo base a campo 1)

Lunedì 17 agosto. Questa notte l'ho passata in bianco … , ho continuato a rimuginare sulla cima, sulle difficoltà, sull'ennesimo azzardo di aver portato Tiziano qui … mi vengono paure di ogni tipo, attacchi di ansia che mi provocano respirazione irregolare e tachicardia … finalmente arriva mattina … Guardo Tiziano e penso a quanta ammirazione ho per lui … a 18 anni essere qui in questo paradiso/inferno … a sopportare tutti i disagi, le fatiche, le sofferenze … non so quanti altri ragazzi ci sono disposti a sopportare tutto questo … non so se io a 18 anni l'avrei fatto … sono molto orgoglioso di lui e dico tutto questo a lui … trovo giustissimo e bellissimo dirglielo. Mi confido con lui anche sulla mia notte insonne e sulle mie preoccupazioni, e ci facciamo coraggio a vicenda, è una cosa stupenda!

vista sul ghiacciaio al mattino ... meteo incerto di nuovo verso campo 1


Dopo colazione andiamo a provare il metodo russo per discendere con la corda da pendii fino a 40° di pendenza, in pratica indossando in un certo modo la corda fra le braccia e le mani, facendo attrito su giacca guanti e moffole, da scartare assolutamente, in due prove ci siamo rovinati le felpe, non andremo di certo a rovinare delle giacche in piuma da centinaia di euro per accontentare i russi … il tutto per non fare un mezzo barcaiolo attorno ad un moschettone, o un Prusik nel caso la corda non si piegasse per il ghiaccio …

Prepariamo gli zaini e nel pomeriggio ripartiamo … questa volta per tentare la cima … abbiamo consumato molte energie in pochi giorni … ma il tempo stringe e la finestra di bel tempo previsto non ci permette di aspettare ancora … alle 15:00 ci avviamo quindi verso campo 1, con Lera come guida e Anil come aiutante guida; arriviamo al campo 1 alle 17:00.

   
 veduta sul ghiacciaio a campo 1, il meteo non invita molto a salire ...  aspettiamo che bolla l'acqua per prepararci la cena


Recuperiamo acqua dal ghiacciaio, la portiamo ad ebollizione per qualche minuto e riempiamo le thermos e una bottiglia di plastica, e poi ci prepariamo cena. Appena il sole tramonta la temperatura scende in picchiata … mangiamo quindi in fretta, entriamo in tenda e ci infiliamo nel sacco a pelo, anche perché domani sarà una giornata alquanto faticosa … .


Da campo 1 direttamente a campo 3 ...

Martedì 18 agosto. Ci svegliamo alle 3:00, facciamo l'ennesima sommaria colazione, condita dalle ormai immancabili croste di ghiaccio, che si staccano dalle pareti della tenda e che bagnano sacchi a pelo materassini e vestiti … . Partiamo alle 4:00, inerpicandoci su per il ghiacciaio, minacciato dai larghi crepacci e dagli enormi seracchi del Pik Chapaeva; saltiamo campo 2 e, facendo 1800m di dislivello …

salto di un crepaccio da campo 1 verso campo 3 panorama da campo 3 a 5.950m dopo aver piantato la tenda


Dopo 9 ore, di cui 4 sotto un sole cocente, arriviamo, carichi come muli, a campo 3 a quasi 6000m, esausti e con le batterie scariche … Riposiamo un po', piantiamo la tenda e, controvoglia (andremmo più volentieri a dormire … ), sciogliamo neve per farci acqua, per bere e per cucinare. Prepariamo il materiale per domani, cerchiamo di bere ancora e poi ci accordiamo per l'ora di partenza, ci avvieremo alle 3:30. Saltiamo cena dato che avevamo fatto un ottimo pranzo con un preparato della azienda americana MOUNTAIN HOUSE. Impostiamo la sveglia alle 2:30 e incrociamo le dita per domani, anche se la stanchezza che sentiamo addosso è veramente tanta … domani in un solo giorno ci giocheremo sei mesi di allenamenti e di sacrifici
(vissuti, seppur in modo diverso, da tutta la famiglia) … partiremo con quattro compagni, due russi e due ucraini, accompagnati da una guida di nazionalità russa, e da Anyl, l'amico aspirante guida di nazionalità turca. La guida russa sostituirà Lera, che si sente male e domani scenderà al campo base ... (sapremo al nostro ritorno al campo base che anche lei è stata ricoverata all'ospedale di Bishkek ... ).


Tentiamo di andare in vetta nonostante la mancanza di energia ...

Mercoledì 19 agosto. Continuo a guardare l’ora … non riesco a dormire … finalmente arrivano le 2:30. Ci mettiamo seduti e, tra una crosta e l’altra di ghiaccio che ci cade in testa dal telo della tenda, mangiamo alcuni biscotti e una barretta energetica, e beviamo dell’acqua insaporita con dei sali minerali. Dopodiché ci vestiamo di tutto punto e alle 3:30 ci avviamo. L’impegno è forte fin da subito in quanto si comincia col risalire una ripidissima e ghiacciata seraccata di una trentina di metri, con l’aiuto della Jumar e di un piccozzino. Sale la guida e poi parte il primo compagno, che ha problemi con la Jumar sulla corda ghiacciata … aspettare fermi al freddo non è il massimo … ma alle 4:00 siamo tutti al colle, a 6.000m. Ci avviamo su un terreno misto, fra ghiaccio neve e rocce, zizzagando verso l’alto e assicurandoci alle corde fisse; oltre che di gambe è un gran lavoro di braccia … vestiti così inoltre sembriamo l’Omino Michelin … per ogni passaggio, così goffi e imbottiti, più che l’eleganza e la tecnica, va usata la forza!


Più il tempo passa, più i due russi e i due ucraini si allontanano da noi, non sono loro che aumentano il ritmo, siamo noi che rallentiamo … che andiamo in affanno se tentiamo di tenere il passo … Piano piano saliamo, ma troppo lentamente … ogni passaggio è difficile e delicato, ed è una gran fatica superarlo … terminato un ostacolo ne comincia subito un altro, e un altro … intuisco che con questo ritmo non andiamo da nessuna parte … ma per il momento sto zitto e continuiamo a salire, io per primo, Tiziano in mezzo, e l’aspirante guida per ultimo, in modo da lasciar fare a me il ritmo. Ormai mi sento … vuoto … privo di energia … guardo Tiziano negli occhi e capisco che è messo come me … a dire il vero siamo partiti così fin da subito … con questa sensazione di mancanza di potenza … Arriviamo ad una cengia abbastanza ampia per toglierci gli zaini dalle spalle e bere in posizione comoda. Chiedo ad Anyl, l’aspirante guida, se mi dice l’ora e la quota; mi mostra il suo orologio porgendomi il polso; sono le 9:00 e l'altimetro dice che siamo a soli 6.350m … dopo 5 ore dalla partenza dal colle ci eravamo alzati di soli 350m … Ipotizzando di tenere questo ritmo (cosa del tutto improbabile), impiegheremmo 15 ore solo per salire … e poi, da stravolti e al buio, ne avremmo per altre 6 o 7 ore (o più) per scendere … I tempi medi normali e in sicurezza per questa montagna sono di 12 ore di salita e 4 di discesa, 16 ore totali contro le nostre ipotetiche e teoriche 22 ore … con tutti i rischi che ne conseguirebbero … Con tristezza e rammarico decido che è il momento di accettare la realtà, di smettere di salire e di iniziare invece a scendere … giriamo un paio di video dove spiego la decisione presa, parlando col magone … e mostrando la fotografia di mia cugina Manuela, morta in primavera a soli 39 anni …

foto che ci immortala subito dopo aver deciso di rinunciare alla cima vista sul ghiacciaio Inylcheck nord dal punto in cui ci siamo fermati


Terminato di scattare e riprendere, Tiziano e io ci abbracciamo forte, e piangiamo … mesi e mesi di sacrifici e di sogni svaniti in un attimo … Ci ricomponiamo e, uno alla volta, iniziamo a scendere, assicurandoci alla corda fissa; chiedo di poter scendere per ultimo e, quando solo, piango ancora … e poi comincio anch’io a calarmi giù. Sconsolati arriviamo al campo 3, beviamo del the e, poco dopo, pranziamo mangiando del Trentingrana e della carne in busta, finendo le termos che avevamo con noi ed evitando per il momento di accendere il fornello e di sciogliere neve …

anche la discesa è impegnativa e delicata ... Tiziano stanchissimo si addormenta sopra il sacco a pelo appena arrivati


Arriva sera, alle 21:00 circa arrivano i 4 compagni che avevano proseguito la salita, solo i 2 russi Vladimir e Alek sono arrivati in cima, l’ucraino Jura è arrivato a soli 50m di dislivello dalla vetta, e lì si è fermato, incapace di muoversi … l’altro ucraino si era fermato poco sotto, anche lui senza il minimo segno di energia … e con la discesa da fare … un rischio enorme per fortuna conclusosi senza incidenti …


Ritorno al campo base con l'amaro in bocca ...

Giovedì 20 agosto. Mentre la seconda parte del nostro gruppo tenta la vetta (erano saliti ieri al campo 3 mentre noi provavamo a raggiungere la cima), noi alle 5:00 smontiamo le tende, facciamo armi e bagagli e scendiamo. Alle 11:30 circa siamo al campo base, col mal di schiena e le spalle segnate dal peso degli zaini, ma ormai al sicuro!

discesa da campo 3 direttamente al campo base ormai in prossimità del campo base


Il WiFi ovviamente non funziona … bisogna aspettare questa sera … ne approfittiamo per disfare gli zaini e mettere tutto all’aria ad asciugare. Nel pomeriggio ci laviamo e ci cambiamo, va molto meglio! A cena vengono consegnati i diplomi di salita, e Alek offre whisky a tutti, finendo per ubriacarsi a fine serata … noi portiamo in tavola il Trentingrana, molto apprezzato da tutti. Finalmente il WiFi sembra funzionare … pago i 10 € per un’ora di collegamento, e finalmente riesco a parlare con Marilena e a raccontargli tutto … è felice che stiamo bene e che finalmente tra pochi giorni potremo riabbracciarci! Cade la connessione … mi faccio reimpostare il telefono e richiamo riuscendo a finire il discorso, parla anche Tiziano, anche con Baby. Provo a chiamare Valentina e mentre sto provando mi arriva un suo messaggio in cui mi chiede se chiamo tutti tranne lei … finalmente il collegamento riprende una qualità accettabile e posso parlare anche con la mia piccola … racconto tutto anche a lei, gli dico che gli voglio un Mondo di BENE e la saluto con un bacione.

Festeggiamo Alek che è arrivato in vetta scende la notte mostrando un universo di stelle


Venerdì 21 agosto. La notte è stata riposante e il giaciglio comodo, ma non ho dormito molto comunque … ho pensato e ripensato se avremmo potuto fare qualcosa di diverso … un allenamento diverso, diversificando e prestando maggior attenzione a braccia e spalle … vedremo di fare qualcosa per il futuro, cercheremo di migliorarci per il prossimo obiettivo. Arriva mattina, dopo colazione prepariamo i borsoni e gli zaini da viaggio. Lasciamo i medicinali al dottore, e regaliamo altro materiale al personale del campo. Quest’anno non abbiamo fatto bucato, non ci sono state le condizioni per lavare e per asciugare … siamo praticamente pronti, il 23 mattina basterà piegare il sacco a pelo, chiudere i borsoni e, finalmente, tornare piano piano verso casa … . Il tempo qui al campo scorre lento, e viene spontaneo e naturale meditare, rimuginare … cercare motivi e spiegazioni al “perché” ci è andata così … Nelle mie elucubrazioni mentali, ho pensato anche a certo nostro materiale pesante, come le termos, che da già vuote pesano parecchio … vedremo di ottimizzare. Dopo cena vado a vedere se funziona il WiFi ma purtroppo oggi è ko … per fortuna fra 2 giorni lasceremo questo campo … non vedo l’ora di tornare a casa …

Sabato 22 agosto. Anche questa notte il mal di schiena non mi ha fatto dormire molto … e ho ancora pensato e ripensato a come ci è andata la spedizione e se avessimo potuto prevedere e di conseguenza prevenire … lo so che tormentarmi non serve a niente … ma in questo momento è più forte di me … passerà. Oggi è finalmente l'ultimo giorno qui al campo base, domani mattina arriverà l’elicottero che ci porterà a Karkara e da lì con un pulmino torneremo a Bishkek, dove arriveremo verso sera. Il tempo qui non passa più … un po’ si legge, un po’ si scrive, due passi per il campo, spero si possa fare la doccia anche oggi, non fosse altro che per passare un po’ di tempo … Sta affiorando una stanchezza incredibile … probabilmente derivante non solo da questi intensissimi giorni, ma dall’insieme di questi con l’accumulo dei 6 mesi precedenti, e ora il calo di tensione fa emergere il tutto … Sono sicuramente calato anche di peso, sto perdendo i pantaloni … Dopo cena, miracolosamente, si mette a funzionare il WiFi … e possiamo telefonare a casa, anche se la qualità della connessione è scadente, in qualche modo riusciamo, seppur a singhiozzo, a parlarci … ancora poche ore di agonia … Sono le 21:30 e comincia a nevicare … speriamo in bene …

una valanga vicinissima dal Pik Pobeda ci sveglia ... per passare il tempo andiamo a passeggio fino all'elicottero caduto ...



Inprigionati al campo base dal brutto tempo

Domenica 23 agosto. La neve è caduta per tutta la notte e non sembra che voglia smettere … l’elicottero vola a VISTA e finché non smetterà non ci sarà nessun volo, siamo bloccati qui al campo base … sperando che il meteo migliori il prima possibile … E’ pomeriggio e sembra che oggi si rimanga qui … e se non smetterà per domani mattina dovremo far spostare il volo … NOOOO !!! Tutti gli alpinisti e i trekkers ospiti del campo, ieri pomeriggio erano qui, nessuno era sulla montagna, e i gestori dei campi e dei voli sapevano dell’arrivo di questa perturbazione che sembra durerà 3 giorni … NON capisco perché non abbiano anticipato i voli a ieri pomeriggio/sera! Nel tardo pomeriggio le nubi si alzano e alle 18:00 un volo porta i trekkers a Karkara. Il sole è ancora alto ma, inspiegabilmente, non viene effettuato un secondo volo … chiamo casa e aggiorno la situazione; il rischio di dover spostare il volo se domani non scenderemo in tempo è alquanto elevato.

continua a nevicare ... nella tenda mensa si rifugia anche un uccellino ...



Lunedì 24 agosto. Sono le 6:30, i bagagli di tutti sono pronti e già in prossimità del punto di atterraggio dell’elicottero, in quanto è stato annunciato che fra un’ora arriverà. Il meteo non promette niente di buono e, difatti, alle 8:00 viene comunicato che non ci sarà nessun volo … inizia di nuovo a nevicare … se non si rasserena per il primissimo pomeriggio dovremo posticipare il rientro a casa … E' arrivata sera e la neve non smette di scendere … Dopo aver provato a far modificare i voli tramite la Ak-Sai e dal PC del campo, ho chiamato Marilena, che dovrebbe aver trovato posto per il 27 agosto, avremo conferma dopo cena. Credo che in nessun'altra spedizione le cose mi siano andate così storte … non saremo a casa per l'anniversario di matrimonio, e nemmeno per il compleanno di Valentina … che disastro … e fuori continua a nevicare …

Martedì 25 agosto. Dovevamo arrivare a casa e invece siamo ancora qui, prigionieri di questo luogo che comincio ad odiare … sembra non abbia mai nevicato … anche il volo di questa mattina è ovviamente saltato … chiamo Marilena e ci scambiamo gli auguri di anniversario … poteva essere una festa e invece … I biglietti per il 27 sono pronti, speriamo di poterli usare … Il tempo migliora e alle 11:00 ci sarebbero le condizioni per volare MA … visto che C'E' SEMPRE PEGGIO AL PEGGIO … ecco la novità del giorno: L'ELICOTTERO E' GUASTO ! Incredibile !!! Sto per scoppiare … mi viene da piangere … Da Bishkek è partito un ingegnere per ripararlo, arriva a Karkara fra 8 ore, se dovrà sostituire qualche pezzo, ce l'avrà … ? Questa spedizione è MALEDETTA … non può essere diversamente … riscrivo a Marilena e chiamo la Ak-Sai, non sono il solo a chiamarla … a tutti viene data la stessa risposta, che stanno tenendo sotto pressione chi deve riparare l'elicottero ma che, per contratto, loro non sono responsabili e non rispondono di ritardi dei voli dell'elicottero, ne per maltempo né per guasti … ho letto la copia del contratto che ho con me ed effettivamente sono stati bravi a pararsi il culo … la giornata è splendida, non c'è più una nuvola in cielo … sembra di essere presi in giro … adesso che il meteo permetterebbe di scendere, non si può comunque …

A pranzo siamo tutti tristissimi, l'unico che scherza ancora è lo spagnolo Roberto Lopez … finito di mangiare incontro Dima Grekov, il responsabile del campo, chiedo se ci sono novità in merito all'elicottero, mi dice che oggi non si vola di certo, si è rotto proprio il motore. Per passare un po' di tempo, con Tiziano andiamo a visitare una grotta di ghiaccio poco lontano dal campo base; scattiamo un po' di foto e torniamo alla tenda, nella remota speranza che accada il miracolo … Stiamo tutti dormicchiando quando all'improvviso, alle 16:45 circa, sentiamo un rumore che è come musica per le nostre orecchie … Possibile ?! Ebbene SI !!!



Finalmente si scende ! E' proprio l'elicottero, riparato a tempo di record! La gioia di tutti sprizza da ogni poro … in fretta e furia rimettiamo il sacco a pelo nella custodia, prendiamo alla bene e meglio tutte le nostre cose e corriamo come forsennati per salire a bordo, e lasciare finalmente questo campo … Non sembra vero, ma alle 17:15 decolliamo, e alle 18:00 atterriamo nel verde campo di Karkara!

ultimo sguardo al Khan Tengri dall'elicottero stiamo arrivando al verde campo di Karkara


Ci viene servita in anticipo la cena, per poter partire il prima possibile alla volta di Bishkek. Telefono a Marilena e do la splendida notizia, finalmente tiriamo tutti un gran sospiro di sollievo. Alle 19:00 circa partiamo, il viaggio in pullmino è scomodo, ma NON importa! Alle 1:30 arriviamo in albergo a Bishkek. Invio un messaggio a casa, doccia e nanna in un letto!!!


Ultimo giorno a Bishkek

Mercoledì 26 agosto. La pioggia è caduta abbondante per tutta la notte, rinfrescando l'aria della capitale; alle 8:30 ci alziamo, con Wathsapp mando un messaggio a Marilena e uno a Valentina per il suo compleanno (scoprirò poi che quest'ultimo partirà alquanto in ritardo … ). Scendiamo e facciamo colazione, servita all'interno in quanto la temperatura non è proprio indicata per mangiare all'esterno a bordo piscina … più tardi chiamo Timur della Ak-Sai, mi accordo per l'orario del taxi e per stampare le nuove prenotazioni dei biglietti aerei. Chiamiamo un taxi e ci facciamo portare in centro a cercare dei regali, nei luoghi che ci hanno consigliato. Giriamo per ore ma non troviamo nulla se non cianfrusaglia e cose di poco valore.

giardini del centro di Bishkek, una delle poche cose carine di questa città un piccolo mercato di spezie cereali e legumi


Sconsolati torniamo in hotel, dove incontriamo Roberto Lopez, pranziamo insieme. Avevamo provato anche a cercare Anyl, ma senza successo, forse è tornato al campo base del Khan Tengri per aiutare a smontare il campo … Chiacchieramo con Roberto e facciamo venire così le 16:00. Torniamo in camera e con il telefono di Tiziano, parzialmente caricato col pannello solare di Roberto, chiamiamo Valentina via Messenger, la qualità della chiamata è alquanto superiore rispetto a Wathsapp, praticamente senza ritardi … gli facciamo gli auguri di buon compleanno; Tiziano parla anche con i nonni … Terminiamo di sistemare i borsoni per domani e poi chiamo ancor casa. Parliamo per metà, e poi completiamo con messaggi in quanto anche qui scade la qualità del WiFi. Domani finalmente ci vedremo! Ceniamo presto, un piatto di pasta e una birra. Doccia e nanna.


Finalmente si torna a casa

Giovedì 27 agosto. La suoneria del telefono suona implacabile alle 2:00. Tiziano manco la sente, così perlomeno dice … mi alzo e mi vesto. Bussano alla porta, il taxi è già arrivato! Inizio a portare giù il mio saccone mentre Tiziano si veste. In un attimo siamo entrambi nella hall, consegnamo la chiave della camera e partiamo. Per le 2:45 siamo all’aeroporto. Dobbiamo fare il Check In al Check Point n° 1, i Check Point n° 2 e 3 sono in bella vista ma del n° 1 non c’è traccia … una hostess mi dice aspettare al n° 2, ma non sono convinto … chiedo ad altro personale aeroportuale e finalmente lo troviamo, al piano inferiore e dislocato in un modo alquanto infelice. L’impiegata addetta al Check In probabilmente è una neoassunta, dei bagagli passano sul nastro trasportatore senza che lei apponga i tagliandi di riferimento … piano piano arriva il nostro turno, in un primo momento per lei noi NON risultiamo … poi ci trova … Mah … sto molto attento che attacchi ai nostri sacconi gli adesivi di riferimento … sembra tutto ok. Completiamo i controlli e arriviamo alla sala d’attesa. Un cartello indica WiFi free, ma così non è … Poco dopo la stessa impiegata sbadata entra in sala e cerca dei viaggiatori, probabilmente i proprietari delle valige senza tagliando … Per questo, e probabilmente per altri motivi, partiamo alle 5:55 e non alle 5:30.

aeroporto di Bishkek - partenza verso casa cartina proiettata nell'aereo con il 1° tragitto del ritorno a casa


Il volo è tranquillo, secondo le previsioni di volo dovremmo percorrere i 3.698 km in 5 ore e 6 minuti, arriviamo infatti a Istanbul alle 8:07 ora locale. In aeroporto, mentre aspettiamo il prossimo volo, riattivo la linea telefonica e con 3 € posso parlare, messaggiare e usare internet. Chiamo Marilena, è sul treno e ci viene incontro, non vedo l’ora di riabbracciarla. Chiamo anche mamma, e rispondo ad alcune email. Piano piano il tempo passa, ed esce il numero del GATE di partenza del nostro volo, il 306A. Ci posizioniamo lì vicino. In aeroporto c’è una gran confusione e ritardi in ogni volo, non si capisce come mai … anche il nostro accumula più di un’ora di ritardo, invece che alle 11:15 decolliamo alle 12:21, speriamo che, nel percorrere i 1.725 km che separano Bergamo da Istanbul, l’aereo recuperi almeno un po’ (tempo di percorrenza previsto: 2 ore e 25 minuti).

Atterriamo a Bergamo alle 13:39, il tempo recuperato lo perdiamo attendendo i bagagli che appaiono sul nastro trasportatore alle 14:00 … Finalmente siamo pronti per uscire, il finanziere addetto ai controlli non ci dice nulla e appena fuori possiamo abbracciare i nostri cari che ci sono venuti incontro! Era ora!!! Erano 3 settimane che aspettavamo questo momento! Telefoniamo all'ufficio del parcheggio dove abbiamo la nostra macchina e, poco dopo, prendiamo l’automobile e ci avviamo verso casa. Appena arrivati incontriamo Baby (mia cognata) e i miei suoceri che ci aspettano più tardi per cena. Passiamo a salutare mia madre. Dopo una doccia torrenziale andiamo a cena, finalmente del buonissimo cibo italiano! Ci voleva dopo 3 settimane di schifezze … sono stanchissimo … rischio di addormentarmi sopra il piatto … per cui a fine pasto, dopo un ottimo dolce accompagnato da del prosecco, andiamo a nanna, il nostro lettone è comodissimo, e in un attimo mi addormento come un ghiro …


Giorni seguenti

Continuo a provare una stanchezza insolita … mi sento debole, fiacco, probabilmente sono in carenza di alcuni sali e/o vitamine … assumo degli integratori naturali e del ginseng, piano piano recupero le forze, anche se lentamente … anni fa mi era già capitato, ma non è una regola fissa che di ritorno da una spedizione mi senta così … chissà da cosa dipende …


Considerazioni sulla rinuncia

Trovo doveroso sottolineare a questo punto l'aspetto della "RINUNCIA alla VETTA" ... .
Molto spesso, soprattutto gli alpinisti meno esperti (e quindi più desiderosi di arrivare e di dimostrare le proprie capacità), per il timore di provare sentimenti di “sconfitta”, possono sottovalutare i rischi e azzardare di più, mettendo in pericolo la propria vita. Come si può immaginare, il "sapore della rinuncia" è amaro ... la rinuncia è dolorosa, brucia dentro ... L’emozione di raggiungere una vetta è la massima gratificazione possibile per un alpinista, il coronamento dei suoi obiettivi, lo scopo del suo faticare, e in un attimo, con la rinuncia, tutte le speranze si trasformano in delusioni ... . Il non raggiungere il proprio obiettivo, dopo mesi e mesi di allenamenti, di sacrifici quotidiani e di dolori mattutini ... , fa nascere il dubbio, la domanda: "ma ne valeva la pena ?!" La risposta che do io è SI !!! Perchè anche quei sacrifici e quei dolori, corrispondono a sensazioni ed emozioni che hanno contribuito a cambiarci e a renderci più forti ...

La scelta di interrompere una scalata è il momento più difficile per ogni vero appassionato, decidere di rinunciare alla vetta, al panorama, alla soddisfazione personale di aver completato un percorso, imprime ai propri pensieri una profonda perdita di "senso", ma io credo che sia una grande capacità quella di sapersi ritirare, di saper rinunciare. A volte può avere la stessa, se non addirittura una maggior valenza dell’insistere con caparbietà e veemenza. La rinuncia è una decisione sofferta, ma è sempre dettata da maturità ed esperienza, bisogna saper essere umili, l’umiltà ti fa comprendere e accettare i tuoi limiti, e questo è il primo passo che ti consente di agire per attivare il miglioramento di te stesso, una grande prova di carattere da inserire nella sfida con se stessi.

Quando ci si rende conto di questo, il "saper rinunciare" alla meta, per il bene più prezioso che è la VITA, e gli AFFETTI che sono a casa che aspettano il tuo ritorno, non è più un peso, un sacrificio, ma una crescita e una conquista! Grazie all'aver "saputo rinunciare", si aprono nuove strade, nuove opportunità, nuove sfide e nuovi obiettivi, nuovi sogni e traguardi da raggiungere, traguardi che se non avessimo saputo fermarci in tempo, forse non ci sarebbero ...


Conclusioni

Ho sempre cercato di abbinare, alla parte alpinistica, l’interesse per gli usi e costumi delle popolazioni ospitanti, e in tutte le precedenti spedizioni sono sempre rimasto piacevolmente colpito dal calore delle persone locali con le quali ero riuscito a relazionarmi, sia in Sud America che in Nepal e Tibet. In questa spedizione purtroppo questa componente antropologica è venuta meno, in parte per mancanza di tempo, in parte per via della evidente ‘chiusura’ della popolazione locale di questa parte del Kirghizistan … non posso e non voglio ovviamente generalizzare … però le distanze, anche fisiche, fra una casa e la successiva mentre col pulmino andavamo da Bishkek a Karkara, erano così grandi che a me è parsa evidente la volontà di non voler intrattenere particolari rapporti comunicativi … nemmeno tra di loro …

Anche Bishkek, come già detto nel 2013 quando c’ero stato per la spedizione al Pik Lenin, ha una struttura che al di là del pessimo aspetto estetico, non facilita i contatti umani, le distanze fra i vari possibili punti di incontro (pub, ristoranti, … ) obbligano chiunque a prendere il taxi … la zona considerata ‘centro’ è occupata da dei vastissimi giardini, con una statua equestre dell’eroe nazionale, e un museo di scarso interesse … non so se tornerò ancora in queste zone …

Dal punto di vista alpinistico è stata comunque una bellissima esperienza, in cui abbiamo imparato tanto sotto ogni profilo, anche tecnico. Ancora una volta ci siamo misurati con noi stessi e con la Montagna, una grande Montagna … in un ambiente a dir poco meraviglioso! E' vero, per come sono andate le cose, non siamo arrivati in vetta, ma le emozioni e le sensazioni provate e vissute là, insieme a Tiziano, sono e resteranno indimenticabili! Anche quelle che, a caldo, potevano sembrare (o erano … ) spiacevoli, il sostegno reciproco di quei momenti è l’evidente ‘crescita di intesa’ fra di noi … , intesa che è in continuo aumento, ed è sicuramente
questo quanto di più bello ed emozionante che questa spedizione ci ha portato!

 

Ringraziamenti

Un enorme GRAZIE va a mia moglie MARILENA e a mia figlia VALENTINA, che ci hanno sempre sostenuto e hanno sopportato la nostra lontananza con le relative apprensioni e preocupazioni: ringraziamento che allargo a tutta la mia famiglia e tutti gli amici che ci vogliono bene e che ci hanno incoraggiato in ogni momento.

Un GRAZIE particolare va a mio figlio Tiziano, anche questa esperienza che abbiamo condiviso è altrettanto unica e irripetibile, spero che in futuro vivremo altri momenti simili a questi, magari con il raggiungimento della vetta come coronamento degli sforzi e dei sacrifici ...

Concludo ringraziando giustamente tutti gli SPONSOR che in varie forme e modi ci hanno sostenuto:

 

TECHNICAL SPONSOR:     geboMOUNTAIN
TECNICAL  PERFORMANCE

Olimpea

       
Primaria società di abbigliamento e accessori per le attività sportive in montagna, innovativo, funzionale ad alte prestazioni.

L’ottimo materiale fornitomi evidenzia come GEBOMOUNTAIN sia pronta per un utilizzo anche ESTREMO dei propri ottimi capi.

    GM  SPORT   Primaria e storica società che produce calze tecniche per ogni tipo di SPORT, dal tennis all'alpinismo d'alta quota. Gli ottimi capi forniti ci hanno salvato i piedi da potenziali congelamenti.

    AMPHIBIOUS   Azienda leader che progetta sacche, borse, zaini, marsupi ed accessori per cellulari, iPad, iPod, radio VHF, palmari, macchine fotografiche ed altro ancora. Tutti i prodotti hanno la caratteristica di essere Impermeabili ed a Tenuta Stagna al fine di preservare il contenuto dall'attacco di acqua, umidità, polvere, sabbia, sporco.
 
     ASOLO   L'azienda che ha fornito a prezzo molto vantaggioso gli scarponi d’alta quota per Tiziano, il modello “MANASLU GV”, che si è comportato egregiamente.


    ONLYONE
CORPORATION

  L'azienda leader che mi ha fornito i validissimi Warmers (si attivano a contatto con l’aria) della giapponese Mycoal, adatti a qualsiasi esigenza e reperibili in diversi formati Mani (hand), Piedi (toe e foot) e Corpo (body e body adesive).


    ESI ITALIA   La società che mi ha fornito gli utili integratori, vitamine e altri prodotti per restare in forma e in salute.  ESI  è  l’azienda italiana del settore naturale più diffusa nel mondo, con i suoi prodotti è presente in oltre 45 paesi, europei ed extraeuropei.


    TRENTINGRANA  
Il Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini s.c.a., che mi ha fornito l’ottimo grana trentino, determinante in particolari momenti della spedizione, quando la necessità di energia supplementare per l’organismo era particolarmente importante ed intensa.


    SPORTLER   SPORTLER Spa è una delle maggiori realtà commerciali sportive in Europa con 20 filiali nel Nord Italia ed in Austria. Le varie attività sportive rappresentano i nostri maggiori centri di interesse e sono strettamente legate alla cultura del nostro territorio, le Alpi. Proprio per questo motivo abbiamo scelto come motto: "best in the alps!".
 
    KAIKKIALLA   marchio specializzato nell'ambito outdoor che porta lo stesso nome e il logo con la testa del vichingo, coposto da un'unione di più dettaglianti specializzati in articoli sportivi, di cui Sportler è membro fondatore.


    Agenzia ALLIANZ di Cles  
L’Agenzia di assicurazioni Allianz di Cles, gestita da R.M.A. di Inama Romano & C. sas, vanta una storia fatta di volontà, determinazione e capacità imprenditoriali. Oggi, con uno staff di persone competenti e affiatate, rappresenta un importante punto di riferimento in grado di offrire risposte veloci e soluzioni personalizzate: dal risparmio alla protezione, dalla previdenza integrativa alla tutela delle imprese.


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