Aria Rarefatta di Sandro Rossi
Pik_Lenin_2013


Premessa.

Dopo la fortunata esperienza in Perù del 2011, il 2012 era servito per prendere contatti in India, il mio intento era orientato alla salita di quello che, secondo le fonti ufficiali, è stato il primo 7.000 ad essere scalato, nel 1913 e per di più da un italiano ... la montagna si trova nel Kashmir e si chiama Kun (7.087m) e l'italiano si chiamava Mario Piacenza, co-fondatore del Club Accademico del CAI ... L'idea era di tentare questa montagna in onore di questo temerario connazionale, nel centenario della salita, e contestualmente provare a salire un altro 7.000 vicino, il Nun (7.135m). Problemi burocratici e ritiri alla spicciolata da parte di persone inizialmente intenzionate ad aggregarsi, hanno determinato l'insostenibilità economica di tale spedizione.

Dopo alcuni giorni di sconforto mi sono messo alla ricerca di qualche altra montagna da salire, per poter rivivere le emozioni e le sensazioni che si provano in queste avventure e, sfogliando il mio vecchio atlante, ho notato una zona alquanto interessante dal punto di vista alpinistico, poco frequentata, e proprio per questo ancor più allettante ... la zona si chiama Pamir, e la montagna che ho preso subito di mira si chiama Kuh-I-Garmo, meglio nota ai più come Pik Lenin. Trovo un compagno di viaggio disposto a seguirmi, Massimiliano Caria di Oristano, potrebbe apparire strana l'accoppiata tra un trentino e un sardo, quando si pensa alla Sardegna si pensa al MARE e non alla MONTAGNA ... Massimiliano è appassionatissimo di MONTAGNA e di ALTA QUOTA, per cui ... AVANTI TUTTA !!! Cominciamo la preparazione fisica, riprendendo gradualmente gli allenamenti, pianificandone l’aumento di intensità per la prossima primavera, perché ormai TUTTO è deciso e pianificato, ai primi di luglio si parte !!!


Cartolina della Spedizione


Note geografiche.

Questa bella montagna si trova nel Pamir, noto localmente con il nome di Bam-i-Dunya, che in lingua locale signifca Il tetto del mondo, in quanto si trova al centro di uno snodo complicato di alcune delle catene montuose più alte del mondo, tra cui le catene del Karakorum e dell'Himalaya che si snodano verso sud, quella del Tian Shan, che si estende verso la Cina, e quella dell'Hindu Kush, che si articola ad ovest. Nel mondo è meglio nota come Pik Lenin, tocca i 7.134 metri. Si trova al confine tra la provincia di Oš in Kirghizistan e la provincia autonoma del Gorno-Badakhshan in Tagikistan, ed è la seconda più alta vetta dei due paesi dopo il picco Ismail Samani (7.495 m). Fa parte della catena del Trans-Alaj.

 


Pamir.

Quello del Pamir è un paesaggio fatto di alte cime innevate, lunghi ghiacciai, ampie vallate, caratterizzate per alcuni tratti da una vegetazione verde brillante, fiumi blu intenso e terra rosso fuoco, in altri tratti, più alti, da paesaggi lunari, rocciosi e inospitali. In queste valli vivono delle comunità di persone che hanno poco, ma che sono molto ospitali. Sono di religione ismailita e vivono di quello che offrono le loro pecore e gli altri pochi animali presenti nella regione.


Insomma altopiani e vette dove, con le parole di Marco Polo (che attraversò questi territori nel XIII secolo, passando per la mitica "Via della Seta" ... ), "
niuno uccello non vi vola, per l'alto luogo e freddo"; il Pamir è regione immensa, che culmina in quelle che erano le vette più alte dell'ex-Unione Sovietica, il Pik Communism (7495 m) e il Pik Lenin (7134 m), e che appare come un impressionante intreccio di valli spesso inesplorate, di ghiacciai mai percorsi, di pareti non ancora scalate ...



Aspetti alpinistici.


Il RISCHIO di VALANGHE (il principale elemento di pericolo) risulterà troppo elevato (il 13 luglio del 1990 una valanga colpì il campo base e morirono 43 scalatori su 45 che erano lì ... ), proverò la salita per una delle sue creste, la Est (più ripida e diretta e quindi da preferire) o la Ovest (la classica 'via Normale', molto lunga):


 

Il secondo elemento di rischio di questa montagna sono gli improvvisi cambi meteorologici (nel 1974 una spedizione alpinistica femminile rimase coinvolta in una improvvisa bufera di inaudita violenza, che provocò la morte di tutte e otto le alpiniste), starò quindi molto attentò alle previsioni meteo, e mi muoverò verso l'alto solo se queste saranno veramente buone e durature. Il clima inoltre può comportare temperature estremamente basse.

 

 

 

Note storiche.

Scoperto nel 1871 dall'esploratore russo Fedchenko, questo picco venne ribattezzato più volte nel tempo con svariati nomi, inizialmente chiamato monte Kaufmann in onore dell'allora governatore del Turkestan, Constantin Petrovitch von Kaufmann. Nel 1928 venne ribattezzato Pik Lenin in onore del Padre della Rivoluzione Russa. Nel luglio del 2006 si è tentato di cambiargli nuovamente il nome, ma con poco successo. Uno dei diversi termini che indica la vetta è Kuh-i-Garmo, ma Pik Lenin resta comunque la denominazione più diffusa. Nel 1928 fu scalato per la prima volta dalla spedizione tedesca di Karl Wien, Eugene Allwein e Erwin Schneider.


Partenza

Nel primo pomeriggio di giovedì 4 luglio sono partito dall’aeroporto di Bergamo, volando alla volta di Bishkek, la capitale del Kirghizistan, facendo scalo a Istanbul di alcune ore. Di primo mattino atterro all’aeroporto internazionale “Manas” di Bishkek. Qui mi incontro con Massimiliano Caria, il compagno d’avventura col quale condividerò questa nuova esperienza, alpinistica e umana, tentare cioè la salita del Kuh-I-Garmo, meglio noto come Pik Lenin, 7134m; l'ascensione si svolge in un ambiente aspro e severo caratterizzato da condizioni meteorologiche instabili e da forti venti in quota, dove i crepacci le valanghe e le slavine costituiscono un pericolo oggettivo.

 
Trasferimento al campo base

Il giorno dopo ripartiamo prestissimo, con un volo interno di circa 45 minuti ci trasferiamo a Osh, città storica del Kirghizistan, antico centro commerciale e culturale ai tempi in cui i commerci si facevano per le varie “vie della seta”.



Il tempo di recuperare i bagagli e ripartiamo immediatamente a bordo di un furgone. Attraversiamo paesini e valli in cui il tempo sembra si sia fermato, la gente ci saluta davanti alle loro yurte (le loro tipiche tende), peccato non fermarsi. Siamo al confine con la Cina e il Tagikistan, le montagne del Pamir si cominciano ad intravedere all'orizzonte, guadiamo diversi fiumi, il mezzo non sembra avere problemi. Dopo circa 6 ore arriviamo ad Achik Tash, il campo base, uno splendido prato coperto di stelle alpine ... (l’area del campo base è denominata appunto “Edelweiss”, e come il suo nome, è incantevole).



 
 
In fondo, imponente, si intravede tra le nuvole il Pik Lenin nella sua enorme mole, con la sua fantastica parete nord. Purtroppo a prima vista la montagna mi sembra troppo carica di neve, spero di sbagliarmi, ma ho l’impressione che la parete nord non sia praticabile in salita. Speriamo che le condizioni meteo mutino in fretta, poiché, come al solito, nelle spedizioni la fortuna è spesso un elemento determinante quanto la preparazione fisica e psicologica. Al campo base sono presenti delle toilette (casupole di legno con buca nel terreno … ), delle docce con acqua calda, e una tenda mensa i cui pasti risultano essere discreti variegati. Qui prepariamo i materiali per il trasporto fino al campo 1, che avverrà fra qualche giorno con l’aiuto di cavalli.



Acclimatamento

Per abituare l’organismo a quote sempre maggiori, il giorno seguente all’arrivo al campo cominciamo con il salire il vicino Pik Petrovskogo, una collina vicino al campo base alta 4830 m, venti metri in più del Monte Bianco …



un ottimo allenamento anche al brutto tempo e al vento, il meteo infatti è pessimo, anche qui al campo base questa notte è caduta parecchia neve …



Da campo base a campo 1

Lunedì 8 luglio, il meteo non migliora (altri 15cm di neve anche questa notte) ma decidiamo comunque avviarci verso il campo 1, a quota 4400m. Avvolgiamo in nylon i bagagli per proteggerli dalla pioggia mista a neve, li carichiamo sui cavalli dei portatori e partiamo. Il percorso che conduce al C1 è decisamente lungo (12km), fortunatamente molto interessante dal punto di vista paesaggistico, a tratti esce anche il sereno e il panorama diventa stupendo.



Si procede in gran parte costeggiando la sinistra del ghiacciaio morenico che scende dal Peak Lenin. Nel primo pomeriggio arriviamo al C1, che si trova ai bordi di una morena; è da considerarsi un campo base avanzato (ABC), ed ha gli stessi servizi del campo base, tranne le docce e l’acqua sorgiva, inoltre il cibo fornito è quello di una "cucina d'alta quota" e non è allo stesso livello della cucina del campo base.



Condizioni meteo avverse e abbandono dell’idea di salire dalla parete nord

Continua a nevicare … specialmente di notte, anche questa mattina ci alziamo e troviamo 50cm di neve fresca …



dobbiamo comunque sfruttare le poche ore di tregua, battere traccia e portare materiale a C2 … . Per arrivare al C2, dal C1 si affronta la base della parete Nord del Pik Lenin, si superano diversi crepacci trasversali, e verso 5200 m si piega decisamente a destra (ovest).




Dopo aver attraversato una conca con enormi crepacci, sulle roccette a destra si installa il C2 a circa 5400m.




Lasciamo qui del materiale e torniamo al C1. La sera ricomincia a nevicare. Le cuoche del C1 vengono a sapere che oggi 10 luglio è il mio compleanno e preparano, con quel che c’è … una bella torta … festeggio quindi i miei 53 anni a 4400m di quota, e lontano quasi 5000km da casa …



Massimiliano nel frattempo decide di scendere al campo base per alcuni giorni in quanto non si sente bene, sta soffrendo di mal di montagna. Chiedo ad Andrej, la guida, se ci sia qualche possibilità di salire per la parete nord, lui dice di NO ma non sto capendo le sue motivazioni, al che mi accompagna alla base, proprio sotto questa enorme parete, mi fa segno di andare avanti, di provare ad iniziare a salire … parto, non arrivo a fare 2 metri in direzione della salita che sprofondo fino al collo nella neve … Andrej ride e con un’espressione inequivocabile mi chiede con il solo sguardo se ora ho capito perché non sia praticabile tale via …  torniamo al C1.



C2 e C3

Abbandonata quindi definitivamente l’idea della parete Nord, giovedì 11 luglio riparto molto presto per il C2 insieme ad Andrej; il percorso è alquanto crepacciato, e i ponti di neve si sono ulteriormente assottigliati nonostante le abbondanti nevicate, il pendio è esposto alla caduta di valanghe dalla parete nord. Saliamo lentamente per dare modo all’organismo di abituarsi alla quota.



Dopo 7 ore arriviamo al C2, prepariamo del the e della minestra sciogliendo della neve. Le condizioni meteo si mantengono decisamente buone sino al tardo pomeriggio:



poi cambiano e riprende a nevicare. Mi sento affaticato oltre che per la nuova quota raggiunta anche per avere trasportato uno zaino veramente pesante. Al mattino successivo (venerdì 12/07) subito dopo colazione cominciamo la giornata con una salita impegnativa … Dal C2 una rampa porta sulla cresta ovest a ca. 5600 m.



Da qui si prosegue sull’ampia cresta, si supera un ripido dosso (35°) che conduce alla sommità del Pik Razdelnaya a 6100m circa, dove piazziamo il C3.



Torniamo nel pomeriggio al C2, e ci prepariamo a trascorrere qui un’altra notte.

Sabato 13/07: al mattino successivo torniamo al C1. Nel frattempo Massimiliano si è ripreso e, seppur con qualche giorno di ritardo, sta svolgendo le stesse mie tappe, lo incontro infatti che sta salendo dal C1 al C2 mentre io scendo … Gli faccio gli auguri e spero che possiamo fra qualche giorno riunire le forze e risalire insieme.



Domenica 14/07: per me è giorno di riposo al C1. Leggo e aggiorno il diario, il tempo trascorre lentissimo. Per tenermi occupato lavo anche un po’ di panni e faccio due chiacchere con degli alpinisti spagnoli. Nel tardo pomeriggio arriva Massimiliano di ritorno dal C2, anche lui ora è pronto per affrontare la cima. Cerchiamo di tenere il morale alto soprattutto perché fisicamente ci sentiamo bene, ma finora il tempo si è dimostrato davvero inclemente: tutti i  giorni, e sottolineo tutti i giorni, o piove o nevica, difficile non demoralizzarsi …



Lunedì 15/07: ha nevicato tutta la notte, qui al C1 c’è mezzo metro di neve fresca, in aggiunta a quella dei giorni scorsi … ora ha smesso, e le previsioni meteo, per la prima volta, mettono bel tempo dal 17/07 al 20/07, dobbiamo assolutamente sfruttare questa unica finestra di presunto bel tempo …



decidiamo di scendere al campo base, di fare una doccia ristoratrice e trascorrere lì una notte a quota inferiore, e partire in progressione dal base fino in cima in 4 giorni; così facciamo, partiamo alle 10:30 e per le 14:00 siamo al campo base, dove pranziamo ad una temperatura più umana … e dove anche il cellulare trova campo e possiamo fare anche una telefonata a casa … Dopo la doccia si sta veramente meglio …



Campo base - Cima

Martedì 16/07: dopo una notte in cui abbiamo dormito veramente alla GRANDE, e dopo un’abbondante colazione, ricarichiamo tutto nello zaino e ritorniamo con calma al C1, arriviamo per ora di pranzo. Dopo aver mangiato prepariamo gli zaini per i giorni successivi, quelli decisivi … il meteo sembra buono.



Mercoledì 17/07: doveva essere bel tempo e invece stiamo avanzando dal C1 al C2 sotto la neve … ma ormai dobbiamo tentare il tutto per tutto e continuiamo. Nel tardo pomeriggio siamo al C2, e il sole fa capolino, in pochi minuti un forte vento spazza via le nuvole e il cielo torna terso e limpido come non l’avevamo mai visto qui in Pamir …



La principale attività qui è lo scioglier neve per fare il the e la minestra, il rumore del fornello è la nostra colonna sonora. Ogni tanto si rimane zittiti dal rumore delle valanghe che cadono dalla parete nord … .




Giovedì 18/07: giornata splendida, cielo terso, niente vento … sarebbe stata la giornata ideale per la vetta … ci portiamo dal C2 al C3, a 6100m, in cima al Razdelnaya. Il panorama è mozzafiato, un mare infinito di montagne di ghiaccio, alte tutte 5000 - 6000 m.



Confidiamo che domani sia una giornata simile a questa. Come il sole tramonta la temperatura scende in fretta; i ramponi sono già montati sugli scafi degli scarponi d’alta quota, mentre teniamo ai piedi, anche dentro il sacco a pelo, le scarpette, e ovviamente tutti gli indumenti che ne conseguono, calzamaglie e pantaloni in primis.


Venerdì 19/07: sveglia alle 3:00, come ci si muove dal soffitto della tenda cadono croste di ghiaccio che entrano dal collo e scendono giù per la schiena … anche il sacco a pelo è incrostato di ghiaccio … Alle 4:15 dopo aver indossato tutto il necessario partiamo. Bisogna scendere 100m di dislivello per poi iniziare la lunghissima salita, un dislivello di 1234m da salire per una lunghissima cresta esposta a forti venti, purtroppo oggi il vento soffia forte, fastidioso e insistente riesce a infilarsi dal cappuccio e ad arrivare all’interno degli indumenti …



Più saliamo e più il vento prende forza, man mano che prendiamo quota io guadagno lentamente terreno rispetto a Massimiliano, ma anche lui continua imperterrito la salita.



Dopo lunghissime e faticosissime 7 ore, alle 11:15 ora kirghisa, sono in cima al Pik Lenin !!!



Il vento qui è veramente insopportabile, ci rimango solo il tempo di scattare alcune foto e poi giù.



Scendendo incontro Massimiliano stanchissimo, arriverà in cima mezz’ora dopo di me. Dopo 3 ore e 40 minuti sono nuovamente in tenda al C3, Massimiliano impiegherà invece 7 ore per tornare alla tenda.



Il nodo in gola dall’emozione l’ho avuto prima di arrivare in cima, quando comunque avevo capito che ormai era fatta … in cima invece le condizioni proibitive non hanno permesso di vivere particolari emozioni, ma di provare solo l’esigenza di scendere al più presto … poi più in basso,  durante la discesa, ripensando a quanto fatto sono affiorate alcune lacrime di gioia … peccato non aver potuto condividere con Massimiliano il momento della cima, ma per aspettarlo avrei rischiato dei congelamenti … ci siamo festeggiati insieme dopo, più in basso.


Sabato 20/07: stracarichi con tutta la nostra roba scendiamo presto dai 6100m del C3 in sequenza fino al C2, dopo un the caldo, dal C2 al C1, dove gli alpinisti lì accampati, diventati ormai amici, ci accolgono e ci abbracciano complimentandosi per la riuscita.



Pranziamo e subito dopo riprendiamo la discesa, e per le 19:00 siamo al campo base, dove possiamo finalmente farci una doccia, e godere e gioire a pieno per quanto siamo riusciti a fare.



In realtà, come SEMPRE, è la Montagna che decide di lasciarsi o meno salire … e anche questa volta l’umiltà e la modestia unite alla costanza forza e perseveranza, e ai favori celesti, hanno convinto il Kuh-I-Garmo ad accoglierci in cima, seppur abbracciati da un gelidissimo e fortissimo vento …


Domenica 21/07: nonostante gli intenti di dormire, alle 6:00 sono già sveglio, i 3.600m di dislivello fatti nella discesa dal C3 al CB, con gli annessi 21 km di spostamento composti da un mix di ghiacciaio e morene, non mi hanno sfiancato più di tanto, è bastata la doccia di ieri sera per rimettermi in sesti. Dopo colazione prepariamo i sacconi, domani lasceremo il campo base per tornare nella cosiddetta civiltà …


Lunedì 22/07: subito dopo pranzato carichiamo la nostra roba su una specie di fuoristrada e partiamo alla volta di Osh. Incontriamo famiglie di pastori che vivono nelle yurte.



Le yurte verranno spostate a fine estate più a valle in modo da sopravvivere al rigido inverno. Dopo circa 7 ore, verso sera, arriviamo a Osh, e lì ci gustiamo il mercato, le bancarelle colorate e la frutta ... la frutta fresca !! La gente  è veramente un mix di razze incredibili, un cocktail di cinese, mongolo, arabo, turco e russo.



Martedì 23/07: giornata trascorsa a Osh, dove visitiamo il grande mercato, una vasta aera all’aperto in cui si vende di tutto, dal pane alla carne, dalle spezie al vestiario. Nel tardo pomeriggio siamo all’aeroporto e con un volo interno di circa un’ora ritorniamo a Bishkek.



Mercoledì 24/07: trascorriamo questa giornata in Kirghizistan all’insegna del riposo, l’hotel in cui siamo alloggiati non è male, ha anche una bella piscina. Decidiamo di girare per questa squallida città in cerca di qualche regalo da portare ai nostri cari, ma non troviamo sostanzialmente nulla che meriti di essere acquistato … .


Giovedì 25/07: partenza! Si torna finalmente a casa, con un volo internazionale lascio Bishkek alla volta di Istanbul. Nuovo volo che dalla capitale della Turchia mi porta a Bergamo, e da lì finalmente a CASA !!!


... Oltre l'alpinismo ...

Anche questo viaggio-spedizione è stata una grande lezione e una grande esperienza, ho conosciuto gente nuova, ho visto la VITA delle popolazioni pamire, per certi aspetti molto simili al modo di vivere di analoghe popolazioni di montagna, lontane geograficamente ma vicinissime filosoficamente, la filosofia del sapersi accontentare di quel che si ha, di saper essere felici a prescindere dal proprio stato sociale ... ; ho stretto relazioni con persone che mai avrei incontrato restando in Italia, e ho trovato in Massimiliano un vero amico. Anche questo è stato proprio un grande viaggio.


Proverbio cinese

“Tornando da un viaggio non si è mai la stessa persona che è partita.”


Ringraziamenti

Il più grande va a mia moglie MARILENA e ai miei figli VALENTINA e TIZIANO, che mi hanno sempre sostenuto e hanno sopportato la mia lontananza con le relative apprensioni e preocupazioni: ringraziamento che allargo a tutta la mia famiglia, mamma, sorella, suoceri, cognata, nipoti, zii, cugini, ... e tutti quelli che mi vogliono bene e che mi hanno incoraggiato in ogni momento.

Ringrazio tutti gli SPONSOR che in varie forme e modi mi hanno sostenuto:

PRIMARY SPONSOR: TRENTINO Spa
   La società di marketing territoriale che promuove l'immagine del Trentino, occupandosi delle relazioni esterne e dei rapporti con i media, collaborando con gli operatori di promozione turistica locale, oltre che nel turismo, nello sport, nella cultura, nell’artigianato e nelle produzioni di qualità.
       
 
TECHNICAL SPONSOR:  geboMOUNTAIN
TECNICAL PERFORMANCE
  Primaria società di abbigliamento e accessori per le attività sportive in montagna, innovativo, funzionale ad alte prestazioni. L’ottimo materiale fornitomi evidenzia come GEBOMOUNTAIN sia pronta per un utilizzo anche ESTREMO dei propri ottimi capi.


   ZAMBERLAN   L'azienda che ha fornito ottimi scarponi di vario tipo, per l’alta quota ho utilizzato il modello “8000 MT EVEREST”, che si è comportato egregiamente.


  ONLYONE
CORPORATION

  L'azienda leader che mi ha fornito i validissimi Warmers (si attivano a contatto con l’aria) della giapponese Mycoal, adatti a qualsiasi esigenza e reperibili in diversi formati Mani (hand), Piedi (toe e foot) e Corpo (body e body adesive).


  ESI ITALIA   La società che mi ha fornito gli utili integratori, vitamine e altri prodotti per restare in  forma e in salute.  ESI  è  l’azienda italiana del settore naturale più diffusa nel mondo, con i suoi prodotti è presente in oltre 45 paesi, europei ed extraeuropei.


  TRENTINGRANA  
Il Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini s.c.a., che mi ha fornito l’ottimo grana trentino, determinante in particolari momenti della spedizione, quando la necessità di energia supplementare per l’organismo era particolarmente importante ed intensa.
       


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