Aria Rarefatta di Sandro Rossi
trilogia_2011

Trilogia Andina 2011


Premessa


Tornato dalla fortunata spedizione al Cho Oyu nell’autunno del 2009, poco tempo dopo aver assaporato le gioie del ritorno in famiglia e della vita ‘normale’ … , la mente già vagava verso possibili potenziali nuove mete … destinazioni questa volta proposte dal mio fraterno amico Angelo … a cui premeva tentare la salita al Nevado Huascaran, la cima più alta della Cordillera Blanca in Perù. La mia controproposta consiste nell’affiancare a questo obiettivo altre montagne peruviane, con l’intento di non andare al di là del mondo e, una volta lì, scoprire come NON raggiungibile la nostra unica meta programmata … suggerisco quindi una fantastica trilogia così composta:

 

 
  • Nevado Huascaran   (6.768m)
  • Nevado Alpamayo    (5.947m)
  • Nedavo Quitaraju   (6.036m)
 
Angelo inizialmente tentenna, date le difficoltà tecniche da affrontare per la salita alle 2 montagne da me aggiunte al potenziale programma, poi si convince, e cominciamo, in primavera del 2010, a contattare via e-mail diverse agenzie peruviane, chiedendo loro un primo preventivo di massima per organizzare la logistica l’avvicinamento e la salita delle nostre mete. Nel frattempo propongo ad Angelo una 4a montagna, da salire per prima, con lo scopo di preparare l’organismo alla quota: il Nevado Pisco (5.760m), evidenziando ad Angelo la necessità di programmare la salita di almeno 4 montagne per sperare di salirne almeno 3 … e riuscendo a salirle tutte la trilogia si trasformerebbe in una quaterna … questa la sua risposta via e-mail: “ … Tu sei PAZZO!!! A questo punto perché non ne programmiamo 5? Cinquina andina fa anche rima … ”. Per scherzare (forse … ) gli dico che si potrebbe anche fare … battute a parte inviamo nuova e-mail alle agenzie peruviane, in cui chiediamo di aggiungere nei loro conteggi anche il Nevado Pisco, e qualche altra escursione preparatoria in quota.

Nel frattempo cominciamo la preparazione fisica, riprendendo gradualmente gli allenamenti, pianificandone l’aumento di intensità per la prossima primavera, perché ormai è deciso, l’indecisione fra il 2011 e il 2012 si è disciolta alla vista di una profezia Maya, che prevede secondo il loro calendario la fine del mondo nel 2012 … speriamo proprio che si sbaglino … , ma per sicurezza prima che queste meravigliose montagne (e l’intero pianeta … ) spariscano dalla faccia della Terra, andremo a tentarne la salita … la spedizione, battezzata “Trilogia Andina”, è pianificata per giugno del 2011.

 

cartolina della spedizione
 
 
 
 
Note geografiche e storiche
 
 
Situata nel departamento di Ancash, la Cordillera Blanca costituisce la catena montagnosa tropicale più alta del mondo. Si estende per 180 km in direzione nord-sud e divide il versante occidentale delle Ande da quello orientale. La Cordillera Blanca riceve ogni anno migliaia di alpinisti che tentano di conquistare le sue splendide vette, o di percorrere i suoi spettacolari paesaggi. Praticamente la totalità della cordillera è protetta dal Parco Nazionale del Huascarán, un paradiso di cime innevate, 663 ghiacciai, 269 laghi color smeraldo e 41 fiumi, oltre a 33 siti archeologici. Nella Cordillera Blanca ci sono infiniti circuiti da trekking; tuttavia, solo alcuni di questi sono conosciuti a livello mondiale: la strada della gola Santa Cruz è, forse, la più popolare di tutte. Inizia presso la località di Cashapampa (2.973m) e termina presso la gola Llanganuco (3.800m), al bordo delle sue splendide lagune color smeraldo, lungo un percorso solitamente percorribile in quattro, sei giorni. Altri circuiti frequentati sono: il giro del Alpamayo, uno spettacolare periplo tra le cime innevate che prende 12 giorni; gola dei Cedros, cammino che consente di osservare le montagne del settore nord del Parco Huascarán lungo un percorso di quattro giorni; Llanganuco-Portachuelo, semplice e di breve durata (un giorno e mezzo); e gola Quilcayhuanca, con una leggera pendenza e due giorni di durata. La Cordillera Blanca è riconosciuta dal 1985 come Patrimonio Naturale dell’Umanità. La sua vetta più elevata è il Nevado Huascaràn (6.768 m) ma la più celebre è sicuramente l’Alpamayo (5.947 m), nominata nel 1966 dall’UNESCO come “The most beautiful mountain in the World” <=> “la montagna più bella del Mondo”. Il Nevado Huascaràn, seppur di proporzioni gigantesche, non presenta particolari difficoltà tecniche, mentre il Quitaraju ha una pendenza di circa 70° su ghiaccio, e l’Alpamayo presenta pendenze, sempre su ghiaccio, di 75° e oltre, sono quindi montagne molto tecniche e impegnative. La cima nord dello Huascaran è stata salita la prima volta nel 1908 dall'alpinista americana Annie Smith Peck, mentre la cima sud nel 1932 da una spedizione austro-tedesca; la prima ascensione alla cima principale dell’Alpamayo risale al 1966, la mitica via Ferrari sulla bellissima parete sud-ovest è stata aperta nel 1975 dai Ragni di Lecco, solo nel 1993 è stata aperta la direttissima via francese, mentre la prima salita al Quitaraju risale al 1936 e quella del Nevado Pisco al 1951.

 
 
 
 
Partenza e arrivo in Perù
 
 
Per l'organizzazione e la logistica ci appoggiamo all'Escuela de Alta Montaña "Don Bosco en los Andes" di Marcarà, nata da un progetto di opera educativa che l'Operazione Mato Grosso stà portando avanti in America Latina, grazie anche alla volontà e alla tenacia di Padre Ugo de Censi, che ha saputo coinvolgere parecchi alpinisti e guide alpine italiane nella formazione di guide andine locali, creando quindi anche importanti opportunità lavorative per i giovani peruviani. Il nostro programma, concordato con gli amici dell’Escuela, prevede di effettuare l’intera spedizione in 28 giorni, comprese le giornate di viaggio e di riserva per possibile brutto tempo.
 
 
 
 
 
 
 
La sera di mercoledì 8 giugno partiamo da Malpensa. Dopo circa 20 ore fra voli scali ed attese in aeroporto arriviamo a Lima, la capitale del Perù, una metropoli da prendere con le pinze e da girare in relativa tranquillità solo in alcuni quartieri notevolmente sorvegliati dalle forze dell'ordine. La sera del 9 giugno prendiamo un pullman che in altre 8 ore ci porta a Carhuaz, un paesino situato nel bel mezzo della Cordillera Blanca; qui ci aspettano i ragazzi dell'Escuela che ci portano a Marcarà, questo piccolo paesino diventa la nostra BASE OPERATIVA per l’intero periodo della spedizione, noi siamo alloggiati al Centro di Andinismo “Renato Casarotto”, una splendida struttura ricettiva inaugurata dall’OMG nell’estate del 2009.

 
 
Centro di Andinismo “Renato Casarotto”


 
 
Acclimatamento
 
 
 
Appena arrivati a Marcarà invece che riposare ci inoltriamo, subito dopo colazione, sulle colline circostanti, attirati dallo splendido panorama che dal paese si ha sulla Cordillera. Qui incontriamo quasi subito campesinas e campesinos dediti alla raccolta delle patate, altri occupati in diverse attività, come arare i campi (con l’aratro di legno e i buoi … ), portare al pascolo le mucche, filare a mano la lana, lavare e battere i panni al ruscello, … scene veramente d’altri tempi … il tutto avvolto in una natura dall’aspetto meraviglioso e incontaminato, con le cime innevate a fare da splendida cornice.

 

raccolta delle patate

 
Torniamo al paese e incontriamo la nostra guida, si chiama Eleazar Blas, un bravo e simpatico ragazzo che parla abbastanza bene l’italiano. Il giorno seguente, come da programma, saliamo al rifugio Ishinca, a 4.350m, trascorriamo qui la notte. Il mattino successivo saliamo verso il Nevado Urus, attraversiamo il passo omonimo a quasi 5.000m e scendiamo per una bellissima valle dalla quale possiamo ammirare il Nevado Tocllarraju, con ai suoi piedi la Laguna Aquilpo.


 
Laguna Aquilpo, sovrastata a sinistra dal Nevado Aquilpo e a destra dal Tocllaraju

 
Scendendo ulteriormente incontriamo rovine preincaiche contornate da colorati cespugli di lupini e bellissime piante di Puya Raimondi (arbusto cugino dell'ananas che cresce nelle regioni alto-andine e può raggiungere vari metri d'altezza); più in basso entriamo in un bosco di queñual, pianta del genere Polylepis, che vive solo qui, nella Cordillera Blanca e in pochissime altre zone del Perù e dell’America Latina.

 

piante di Puya Raimondi

 
 
Salite
 
 
 
 
Nevado Pisco (5.760m)
 
Lunedì 13 giugno la giornata è splendida, dalla nostra camera al Centro de Andinismo “Renato Casarotto” di Marcarà abbiamo una magnifica vista sugli Huascaran; dopo colazione partiamo per Cebollapampa (3.900m), punto di partenza per la nostra prossima meta, il Nevado Pisco. Alle 15:30 siamo al rifugio Perù, a 4.680m, le vette del Pisco e del Chopicalqui si sono nel frattempo coperte di nubi.


Rifugio Perù

 

 
Martedì 14 giugno ci alziamo alle 1:00, frugale colazione con the e biscotti e via, all'attacco di una interminabile morena. Dopo 2 ore siamo all'inizio del ghiacciaio, indossiamo i ramponi e ci leghiamo prima di proseguire. Il cielo è terso; si alternano tratti ripidi a tratti meno pendenti, l'aria sottile si fa sentire, obbligando i nostri polmoni a sforzi inusuali. Col passare delle ore la luce della frontale diventa inutile, e i primi raggi di sole dipingono una meraviglia che nessun pittore riuscirebbe ad immaginare, picchi innevati ripieni di meringhe ed altre strane forme di neve e ghiaccio, rocce di vari colori e in basso il verde dei boschi di queñual, un cielo azzurrissimo completa quest'opera divina. Alle 7:00 siamo in vetta, a 5.760m, stanchi ma profondamente commossi e colmi di ammirazione per quel che si dipinge sulle nostre retine.

 



in cima al Nevado Pisco

 
Mercoledì 15 giugno lasciamo il rifugio Perù per un percorso diverso da quello di salita, la vista sul Chopicalqui, sugli Huascaran, sugli Huandoy il Pisco e i Chacraraju è sublime.

 

vista del Chopicalqui scendendo dal rifugio Perù, direzione Laguna 69

 
Scendiamo e arriviamo ad un laghetto di un azzurro mai visto, chiamato Laguna 69, altre foto e riprese video prima di proseguire verso Marcarà; strada facendo incontriamo anche una viscaccia di montagna (roditore della stessa famiglia dei cincillà) un branco di alpaca, che ci guardano sospettosi e si tengono a distanza.

 

Laguna 69

 
 
Nevado Alpamayo (5.947m) / Nedavo Quitaraju (6.036m)
Giovedì 16 giugno è dedicato alla preparazione della salita all'Alpamayo e al riposo. Venerdì 17 giugno partiamo, a Caraz ci riforniamo di gas, arriviamo all'entrata del parco alle 12:30, ci registriamo e iniziamo a percorrere la Quebrada di Santa Cruz. Alle 16 siamo a Llamacoral, a 3.760m, piantiamo le tende in fretta in quanto pioviggina. Sabato 18 giugno riprendiamo il cammino e alle 12 circa siamo al campo base, posizionato nella Quebrada Arhuaycocha, a 4.330m. Domenica 19 giugno saliamo la morena, saltiamo il campo moreno e saliamo direttamente al campo alto, 1300m di dislivello fino alla sommità del canalino; bellissime formazioni di ghiaccio ci fanno compagnia durante la salita. Arriviamo al ripido canale terminale, lo saliamo con entrambi i piccozzini, svalichiamo e arriviamo al famoso colle, da dove si ha una splendida visuale sulla parete sud-ovest dell'Alpamayo, in parte coperta da fitte nebbie.
 
 

in cima al colle, inizio discesa verso campo alto


ai piedi della parete più bella del mondo ...


 
Scendiamo di circa 150m, arriviamo al campo alto a 5.400m e piantiamo le tende. Dato l'elevato numero di alpinisti decisi a tentare la salita per il giorno successivo, decidiamo di alzarci a mezzanotte, con l'intento di essere fra i primi a salire, evitando di avere persone sopra la testa, che potrebbero staccare pericolosi blocchi di ghiaccio, o caderci in testa … . Prima di ritirarci nelle nostre tende assistiamo ad un tramonto da favola.



 
 
Tramonto a campo alto dell'Alpamayo

A mezzanotte di lunedì 20 giugno, alla luce delle frontali, ci alziamo e ci prepariamo. Mezz'ora dopo partiamo, le nostre sono le uniche luci che si vedono oltre ai miliardi di stelle che brillano nel cielo terso, in cui brilla anche la luna. Il primo tratto è praticamente verticale e molto nevoso, sia sotto che sopra la crepaccia terminale, per 2 tiri di corda. A metà del 3° tiro comincia il ghiaccio, comunque buono. La pendenza, sempre spinta, a tratti arriva a 80°, di tirar fuori la videocamera dallo zaino rischiando in questi ripidissimi tratti di combinare qualche guaio non se ne parla nemmeno … per cui durante la salita, seppur dispiaciuti, rinunciamo a filmare. Dopo 7 tiri di corda è ormai chiaro e scattiamo un paio di foto.


ultimi tiri di corda ...
 
 

Altri 2 tiri di salita e alle 8 siamo in vetta. Ci abbracciamo pienamente appagati dal risultato e dal paradisiaco panorama su gran parte della Cordillera.


 

in cima all'Alpamayo
 
 
 
 
Il Quitaraju è così vicino che sembra di poterlo toccare … da questa prospettiva vediamo purtroppo che la via che volevamo percorrere per salire questa montagna è carica di uno spesso strato nevoso che disegna una “V” a metà via e che può trasformarsi facilmente in una valanga. A malincuore dobbiamo abbandonare questa meta, anche l'altra via alla nostra altezza è soggetta allo stesso problema, tenendo molto di più alla VITA rinunciamo a tale obiettivo. Scendiamo con una serie di corde doppie dopo aver atteso che salissero tutti, per evitare di far cadere in testa materiale alle altre cordate. Alle 14 siamo di nuovo al campo alto, alle 15:30 abbiamo già smontato tutto e ci avviamo verso il campo base, dove arriviamo alle 19 circa. La mattina di martedì 21 giugno smontiamo tutto e ci mettiamo in cammino, percorrendo a ritroso la bellissima Quebrada Santa Cruz.

 

 
Quebrada Santa Cruz
 

 
 
Alle 15 siamo a Cashapampa, carichiamo tutto il nostro materiale sul mezzo motorizzato, che alle 17 ci scarica al Centro Casarotto di Marcarà; doccia, cena e letto ci ridanno energia.
 
 
 
 
 
Nevado Huascaran
 
Mercoledì 22 giugno è giornata dedicata al meritato riposo e ai preparativi per lo Huascaran. Giovedì 23 giugno siamo di nuovo in ballo e partiamo per il rifugio Huascaran, dove arriviamo alle 15 circa, siamo a quota 4.675m, sta nevicando … mangiamo un piatto di minestrone e qualche pezzo di formaggio mentre il sole sta tramontando dietro la Cordillera Negra.
 
 

 
 
 
 
Venerdì 24 giugno partiamo per il campo 1 nonostante il tempo sia alquanto incerto; risaliamo la morena, rocce lisce ripide e bagnate, dobbiamo fare molta attenzione a non scivolare. Raggiungiamo l'inizio del ghiacciaio e proseguiamo, alle 13:30 siamo ai 5.345m del campo 1; siamo in 5 persone, con noi oltre a Eleazar ci sono Manuel e Moises, 2 giovani e fortissimi portatori che ci hanno aiutato a trasportare il materiale, il loro aiuto è stato di fondamentale importanza vista la nostra non più giovane età (io 51, Angelo 63 … ). Il meteo continua a non promettere niente di buono, poi verso sera si schiarisce, regalandoci un altro tramonto indimenticabile.
 
 
 

 



 


Come il sole si nasconde dietro la Cordillera Negra la temperatura precipita e ci rifugiamo velocemente in tenda nei sacchi a pelo. Sabato 25 giugno ci alziamo alle 5:00, ci vestiamo e attrezziamo di tutto punto e dopo una frugale colazione partiamo fra crepacci e seracchi, alzandoci lentamente di quota in un continuo saliscendi per evitare profondi crepacci. Man mano che ci alziamo il vento diventa sempre più insopportabile, la neve ghiacciata che ci spara addosso sembra sia fatta di dolorosissimi aghi. Proseguiamo comunque e alle 11:30 siamo a campo 2, a quasi 6.000m, proprio sotto la sella fra lo Huascaran nord e lo Huascaran sud, sella denominata Garganta. Arriviamo nel bel mezzo di una bufera di vento, non è semplice piantare le tende in queste condizioni, usiamo tutto quanto abbiamo per ancorarle, piccozze in primis, il vento sembra le strappi via ad ogni ondata … alle 12 siamo al riparo, sperando tenga, le raffiche sono tremende e continuano così per tutta la notte. Ad ogni ora a turno usciamo a controllare anche il cielo, è nuvoloso e la bufera non accenna a calare. Domenica 26 giugno chiamiamo via radio il Centro Casarotto, ci comunicano che le previsioni mettono 3 giorni di brutto tempo e neve su tutta la Cordillera. Restare qui non ha molto senso, e lo Huascaran è anche pericoloso e tristemente famoso per le valanghe … se nevica per 3 giorni i rischi sono molteplici, anche ritrovare la via del ritorno ricoperta e nascosta dalla neve fresca non è da sottovalutare, i rischi di finire in uno dei tantissimi crepacci aumenta a dismisura, quindi seppur a malincuore il buon senso ci indica di abbandonare al più presto la posizione guadagnata a fatica, a poco più di 700m di dislivello dalla vetta. Con estrema difficoltà smontiamo le tende nell'imperterrita bufera e scendiamo. Alle 11:30 siamo nuovamente al rifugio Huascaran.
 
 
  

 
 
Qui veniamo a conoscenza che 2 americani mancano all'appello da 2 giorni … speriamo che tutto si risolva per il meglio, dato che qui non ci sono le strutture di soccorso a cui siamo abituati sulle alpi … Accompagnati da un bellissimo condor, che vola indisturbato sopra le nostre teste, riprendiamo la discesa; nel primo pomeriggio siamo a Muscio, dove ci aspetta il mezzo motorizzato per riportarci a Marcarà.
 
 

 
 
 
Nevado Chopicalqui
 
Qui cerchiamo di capire che possibilità ci sono per recuperare almeno una delle 2 montagne perse, anche per poter continuare a chiamare TRILOGIA la nostra spedizione … le alternative proposte da Eleazar, da scegliere anche in base all'evoluzione meteo, sono o il Chopicalqui (6.354m), grande montagna confinante con gli Huascaran, o il Tocllaraju (6.034m), distanziata e più protetta dalle correnti, con un meteo meno soggetto ai venti. Se il meteo invece sarà un disastro anticiperemo il rientro a casa. Lunedì 27 giugno è un continuo controllo in internet delle previsioni METEO, nel tardo pomeriggio decidiamo per il Chopicalqui, dovrebbe esserci una finestra di alcuni giorni di bel tempo prima del ritorno della neve, previsto per il 1° di luglio; in vetta è previsto vento a 40÷45 km/h, tutto sommato sopportabile. Martedì 28 giugno ci svegliamo alle 6:45; ultima occhiata al meteo, con notizie contrastanti sul vento fra i vari siti, mentre tutti sono d'accordo sul 1° di luglio come giornata di ritorno del brutto tempo, partiamo. Scesi dal mezzo motorizzato iniziamo a salire, incontriamo alcune mucche al campo base deserto, proseguiamo con destinazione il campo moreno, a 5.010m, dove arriviamo alle 14 circa.


campo moreno del Chopicalqui

 
Veduta del Chopicalqui dal campo moreno

Fino a questo momento il programma era di salire al campo alto il 29 di giugno e tentare la cima il 30 di giugno; a questo punto ci assale il timore di un anticipo del brutto tempo, decidiamo quindi di riposare alcune ore, dopodichè partire direttamente da qui verso la cima, saltando il campo alto, in modo da anticipare la salita di un giorno rispetto al programma. Così facciamo, cena, qualche foto col sole che tramonta e andiamo a coricarci in tenda.


Tramonto sul Chopicalqui

Alle 22:30 ci alziamo, facciamo colazione (l'ora è quanto meno insolita per questo pasto … ) e alle 23 partiamo, inizialmente su morena, ma ben presto su ghiacciaio. Alle 1:00 circa di mercoledì 29 giugno passiamo davanti al campo alto, proseguiamo intravedendo sagome di enormi e maestose moli di ghiaccio. Alterniamo forti salite a brevi falsi piani, ma nella notte non è facile rendersi conto delle reali dimensioni e distanze, solo della pendenza si ha una percezione quasi come di giorno, e di tratti in cui usare due piccozzini, o perlomeno piccozza e piccozzino, ce ne sono stati molti. Alle 6 ci troviamo davanti all'ennesimo muro di ghiaccio, ripido e alquanto lungo, a 7 ore dalla nostra partenza la fatica e la quota si fanno sentire … superato questo muro la luce dell'alba comincia a far capolino, tingendo di rosso il cielo ai bordi delle montagne circostanti, facendole sembrare una splendida cornice. Con questa prima fioca luce distinguiamo la sagoma di un'enorme onda di ghiaccio, che sembra scagliarsi a valle verso il campo morena, invece è lì, ferma, immobile, come un'onda oceanica ghiacciatasi all'improvviso.
 

Risaliamo l'enorme e ripida onda e ci troviamo in cima al Chopicalqui! A 6.354m! Sono le 6:30, la TRILOGIA è completa!!! Abbracci, pacche sulle spalle e strette di mano, condite da qualche lacrima di commozione. Ora che il sole sta scaldando l'aria e il vento è il grande assente facciamo anche le foto di rito.




in vetta al Chopicalqui

Scendiamo con calma e alle 12 circa siamo di nuovo a campo morena, dove mangiamo qualcosa. Smontiamo tutto e alle 14 partiamo per tornare a Marcarà, arriviamo al paese alle 18, in 33 ore abbiamo fatto Marcarà ó vetta del Chopicalqui ó Marcarà, niente male per due non più giovani come noi …
 

 
 
Ultimi giorni a Marcarà, Huaraz e Lima
 
 
… Oltre l'alpinismo …
 
Viaggi come questi vanno al di là del puro aspetto alpinistico, le cime programmate sono la molla che danno il VIA all'avventura, quando poi sei a contatto con la realtà locale e con i campesinos ti accorgi che come sempre c'è un aspetto umano altrettanto (o forse più) importante, basta aprire gli occhi e guardare leggermente oltre il proprio naso per vedere con quanta fatica e altrettanta dignità vivono queste popolazioni, una sopravvivenza basata su agricoltura di sussistenza, eppure affiancata da una serenità e una tranquillità che noi occidentali abbiamo perso da decenni. I ritmi sono scanditi dal sole e dalla luna, tutti i lavori sono svolti a mano e con l'aiuto degli animali, l'aratura con i buoi ne è l'esempio più eclatante, a me raccontata e mai vista realmente se non qui, nei campi sopra Marcarà. Altre immagini d’altri tempi sono la filatura a mano della lana da parte delle vecchiette, o il bucato fatto a mano in riva ai ruscelli, o … potrei continuare con molti altri esempi.
 


Tutte le persone incontrate erano comunque serene e gioiose, e salutavano volentieri noi gringos, nonostante la palese stanchezza sorridevano al nostro passaggio, anche al tramonto dopo una dura giornata di lavoro; due giorni in settimana le donne scendono in paese e al mercato vendono i prodotti del loro sudore e delle loro fatiche, patate, mais, granturco sono i principali articoli in vendita. Spesso capita di vedere bancarelle dove queste donne sono talmente stanche che si addormentano sopra queste verdure.
 


Gli sguardi dei bambini sono quanto di più espressivo si possa vedere, hanno occhi che sembrano delle preziosissime perle nere e i loro sorrisi sono quanto di meglio si possa ammirare.

Una menzione pienamente meritata va anche all'opera di Padre Ugo de Censi e alle migliaia di volontari italiani dell'Operazione Mato Grosso, che operano silenziosamente e costantemente in favore dei più poveri in tutto il Sud America, prestando assistenza familiare e sanitaria alle persone sole anziane e abbandonate, o avviando attività che generano lavoro come, a solo titolo di esempio, le falegnamerie che abbiamo visitato, dove si formano gli ARTESANOS DON BOSCO, artigiani esperti che fabbricano dei bellissimi mobili di alta qualità, o artisti scultori, sia del legno che della pietra.
 


Anche l'Escuela de Alta Montaña "Don Bosco en los Andes" di Marcarà è nata dall'iniziativa OMG, formando guide professioniste diplomate, dando possibilità di lavoro a giovani volenterosi e amanti della Montagna e della Natura, permettendo loro di non dover spostarsi a Huaraz o addirittura a Lima per cercare un lavoro non sempre dignitoso e redditizio.

la nostra guida Eleazar Blas Blas
 

La costruzione dei rifugi, osteggiata dalle agenzie private, ha permesso di ottenere dei ricavi con i quali sono state costruite centinaia di case per i più indigenti. Il CAI sostiene giustamente da anni quest'opera lodevole a favore delle popolazioni andine, sono sicuro che si troveranno varie strade per incrementare ulteriormente lo sviluppo in forma sostenibile ed ecologica di questo splendido angolo di Mondo.
 

Rifugio Huascaran

 
Ringraziamenti
 

Il più grande va a mia moglie MARILENA e ai miei figli VALENTINA e TIZIANO, che mi hanno sempre sostenuto e hanno sopportato la mia lontananza con le relative apprensioni e preocupazioni: ringraziamento che allargo a tutta la mia famiglia, mamma, sorella, suoceri, cognata, nipoti, zii, cugini, ... e tutti quelli che mi vogliono bene e che mi hanno incoraggiato in ogni momento.

Ringrazio tutti gli SPONSOR che in varie forme e modi mi hanno sostenuto:

 
PRIMARY SPONSOR: TRENTINO Spa      La società di marketing territoriale che promuove l'immagine del Trentino, occupandosi delle relazioni esterne e dei rapporti con i media, collaborando con gli operatori di promozione turistica locale, oltre che nel turismo, nello sport, nella cultura, nell’artigianato e nelle produzioni di qualità.
       
  TRENTINGRANA  
 
Il Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini s.c.a., che mi ha fornito l’ottimo grana trentino, determinante in particolari momenti della spedizione, quando la necessità di energia supplementare per l’organismo era particolarmente importante ed intensa.
   
 
   
TECHNICAL SPONSOR: BAILO Spa  
 
primaria società di abbigliamento e accessori per le attività sportive in montagna, innovativo, funzionale ad alte prestazioni. L’ottimo materiale fornitomi evidenzia come da sempre Bailo investe nella ricerca delle tecnologie più innovative, per un continuo e costante miglioramento del comfort e del benessere nell’abbigliamento sportivo attivo.
       
  ZAMBERLAN   L'azienda che ha fornito ottimi scarponi di vario tipo, sia a me che al mio compagno Angelo; per l’alta quota io ho testato il modello “8000 MT EVEREST”, Angelo il modello “6000 DENALI RR”, entrambi i modelli si sono comportati egregiamente.
       
  ONLYONE CORPORATION    L'azienda leader che mi ha fornito i validissimi Warmers (si attivano a contatto con l’aria) della giapponese Mycoal, adatti a qualsiasi esigenza e reperibili in diversi formati Mani (hand), Piedi (toe e foot) e Corpo (body e body adesive).
       
  ESI ITALIA   La società che mi ha fornito gli utili integratori, vitamine e altri prodotti per restare in  forma e in salute.  ESI  è  l’azienda italiana del settore naturale più diffusa nel mondo, con i suoi prodotti è presente in oltre 45 paesi, europei ed extraeuropei.
       
  BUSHNELL    Leader nel mercato delle ottiche sportive e all’avanguardia nell’integrare tecnologie digitali nei propri prodotti, come ad esempio l’utilissimo “BackTrack Point-5” che ho utilizzato in questa spedizione.
       
  SOCO   Impresa leader nel settore del SOLARE, che mi ha fornito il praticissimo pannello solare “OASI K2”, per ricaricare le batterie delle varie apparecchiature elettriche/elettroniche che avevamo al nostro seguito.
       
  TEAMDEV   software factory che mi ha supportato con il prodotto eRMeS, grazie al quale tutti potevano sapere (grazie alla geolocalizzazione) dove mi trovavo, rassicurando in tempo reale amici e parenti, potendo consultare il diario di viaggio ovunque, grazie al network www.ermesadventures.com.
       
SCIENTIFIC PARTNER: CeRiSM   Centro di Ricerca Sport Montagna Salute, centro medico per lo sport  di vera  eccellenza,  egregiamente diretto a Rovereto dal professor Federico Schena dell'Università di Verona.
 


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